Italicum alla Corte Costituzionale. Il tribunale di Messina rinvia alla Consulta la nuova legge elettorale

Schede elettorali in un seggio di una scuola al centro di Roma, 26 maggio 2013.  ANSA/CLAUDIO ONORATI

Schede elettorali in un seggio di una scuola al centro di Roma, 26 maggio 2013. ANSA/CLAUDIO ONORATI


Gabriella Cerami
Pubblicato: 24/02/2016 15:43 CET Aggiornato: 24/02/2016 19:59 CET ITALICUM
L’Italicum arriva sul tavolo della Consulta. Il tribunale di Messina ha battuto tutti sul tempo ed è stato il primo a rinviare la nuova legge elettorale alla Corte costituzionale, accogliendo così il ricorso presentato dal Coordinamento democrazia costituzionale. Coordinamento in cui si è costituito un gruppo di avvocati anti-Italicum guidati da Felice Besostri, già protagonista della battaglia contro il Porcellum, poi dichiarato incostituzionale dalla Consulta. Adesso si attende il responso degli altri 17 tribunali italiani che sono stati chiamati in causa. “Spero che quello di Messina sia soltanto il primo”, ha affermato Besostri. A curare il ricorso presentato a Messina è stato l’avvocato e vice-coordinatore del pool Enzo Palumbo.

Dal governo non trapela alcun stupore, anche se l’unico a rilasciare dichiarazioni ufficiali è il ministro dell’Interno Angelino Alfano, che trovandosi in diretta su Corriere.tv risponde a una domanda precisa limitandosi a dire: “Siamo in Italia, è abbastanza normale che una legge prima ancora di essere applicata venga impugnata alla Consulta. Ho un approccio sempre molto tranquillo e laico sulle leggi elettorali, servono a contare i voti, ma i voti li devi prendere”. Anche ambienti molto vicini al presidente del Consiglio fanno sapere che quello della Consulta era un passaggio che da tempo era stato messo in conto, “che tanto ci aspettavamo. Su 18 tribunali era ovvio che qualcuno avrebbe rinviato la legge alla Consulta. Quindi, oggi non è successo nulla di particolarmente eclatante. C’è chi vive solo per questo”.

La linea, quindi, è quella di sminuire, anche perché si va verso il referendum costituzionale, banco di prova del governo e delle riforme. Ma a questo punto la Consulta, il cui responso, come ha detto il neopresidente Paolo Grossi, arriverà “in tempi ragionevolmente brevi”, potrebbe dichiarare incostituzionale una parte della nuova legge dopo aver ricevuto l’ordinanza di 35 pagine trasmessa dal Tribunale di Messina. Su 13 motivi di incostituzionalità proposti dal Coordinamento, sei sono stati fatti propri dal giudice e tra questi anche quelli relativi al premio di maggioranza e alla mancanza di una soglia minima per il ballottaggio. Nell’ordine i dubbi di costituzionalità riguardano: il “vulnus al principio di rappresentanza territoriale”; il “vulnus al principio di rappresentanza democratico”, punto connesso col premio maggioranza; la “mancanza di soglia minima per accedere al ballottaggio”; la “impossibilità di scegliere direttamente e liberamente i deputati”, questione legata ai capilista; le “irragionevoli soglie di accesso al Senato residuate dal Porcellum”; la “irragionevole applicazione della nuova normativa limitata solo alla Camera dei Deputati, a Costituzione invariata”, e non al Senato.

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1 Risposta

  1. ricostruirestatoepartiti ha detto:

    L’auspicio è che anche gli altri 18 Tribunali facciano la stessa cosa per cercare di bloccare questa legge incostituzionale.