Le dimissioni di Grasso dal PD: perché non si dimetteva da presidente del Senato e bloccava il Rosatellum?

I Nuovi Vespri

L’ipocrisia del presidente del Senato, Piero Grasso, che dopo aver avallato, nel metodo, l’approvazione di una discutibilissima legge elettorale, si dimette dal PD. Anche grazie alla sua gestione dell’assemblea di Palazzo Madama, la democrazia italiana ha toccato la più estrema e completa forma nella dissoluzione dell’attività parlamentare. Complimenti!

Non sappiamo, in queste ore, cosa frulli nella mente del presidente del Senato, Piero Grasso. Non sappiamo se, dopo aver lasciato il PD, nauseato, abbandonerà la vita politica. O se, non ancora abbastanza nauseato, si ripresenterà al cospetto degli elettori come l’esponente di una sinistra non renziana. Una cosa, però, è chiara a tutti: se avesse voluto, Grasso avrebbe potuto bloccare l’iter della legge elettorale, detta Rosatellum, approvata ieri dall’assemblea di Palazzo Madama: avrebbe potuto dimettersi da presidente del Senato e Renzi, il PD e la nuova legge elettorale si sarebbero attaccati al tram!

Invece Piero Grasso, nascondendosi dietro il paravento delle ‘istituzioni’, ha consentito a Renzi e al suo PD di far approvare dall’aula di Palazzo Madama il Rosatellum, con i voti di Denis Verdini. Dopo di che, con una mossa a effetto, si è dimesso dal PD… Tutto come da copione!

Ipocrisia, su ipocrisia su ipocrisia. Ieri non abbiamo sbagliato a scrivere l’articolo che abbiamo scritto, chiedendo a Claudio Fava e a Ottavio Navarra – autorevoli esponenti della sinistra alternativa al PD della Sicilia – se, per caso, nello schieramento politico che rappresentano si iscrive anche Piero Grasso (QUI IL NOSTRO ARTICOLO).

Fava e Navarra non risponderanno: per loro hanno già risposto i vertici nazionali di Articolo 1 MDP: Grasso potrebbe, addirittura!, essere il leader di questa formazione politica ‘alternativa’ al PD.

Per quasi cinque anni il presidente del Senato, Piero Grasso, ha pensato più a non ostacolare gli interessi dell’esecutivo, piuttosto che tutelare le prerogative del potere legislativo. Di fatto, con la sua gestione dell’assemblea di Palazzo Madama, l’approvazione delle leggi, tra ‘Canguri’ e continui ricorsi ai voti di fiducia, è stata celerissima.

Altro che abolizione del Senato della Repubblica perché fa perdere troppo tempo, come diceva Renzi, che non ne ha mai indovinata una!

Sotto la regia di Piero Grasso il Senato ha approvato leggi ‘storiche’: il massacro dell’articolo 18 dello Statuto dei lavoratori, la ‘Buona scuola’, il Jobs Act e ieri, per chiudere cinque ‘indimenticabili’ anni, la legge elettorale che contraddice i pronunciamenti della Corte Costituzionale, che leggi elettorali incostituzionali ne ha già ‘bocciato’ due.

In questi cinque anni le prerogative del Senato sono state rigorosamente calpestate. La politica italiana è stata offesa nel merito e nel metodo.

Nei romanzi di Dostoevskij l’azione del Male, nell’uomo, raggiunge la propria forma completa nella disgregazione e nel dissolvimento della personalità. Allo stesso modo la crisi della democrazia italiana ha toccato la più estrema e completa forma nella dissoluzione dell’attività del Parlamento: una dissoluzione che Piero Grasso al Senato e la presidente Laura Boldrini a Montecitorio hanno contribuito a portare avanti, tutelando gli interessi del potere.

Una volta compiuta la ‘missione’, bisogna ritrovare la via del ‘Bene’. Del resto, il PD è un partito, non un romanzo del grande scrittore russo. Se, infatti, in Dostoevskij, la convivenza tra due entità opposte – Bene e Male – è impossibile (nei suoi romanzi, di solito, il Male non molla mai la presa, ma è sempre presente, sempre in agguato, sempre pronto a colpire), nella sinistra italiana tutto invece è possibile: anche presentarsi come l’angelo vendicatore antirenziano dopo aver agevolato i disegni del renzismo!

Insomma: Grasso, a meno che non decida di chiudere la sua non esaltante stagione politica, è già ‘ontologicamente’ recuperato alla sinistra…

Chissà, magari si troverà il modo di recuperare al ‘Bene’ anche la signora Laura Boldrini.

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