Obama ne è la prova: la riforma viene dall’alto Se diciamo ”Sì” facciamo gli interessi dell’America e di Jp Morgan.

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di Diego Fusaro | 19 Ottobre 2016
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Non è più solo l’ambasciatore Usa a dire che gli Stati Uniti vogliono la riforma della Costituzione italiana.
Ora è direttamente Barack Obama a dirlo.
E senza nemmeno troppi giri di parole. Egli tifa apertamente per il premier Matteo Renzi: «Sta facendo le riforme in Italia, a volte incontra resistenze e inerzie, ma l’economia ha mostrato segni di crescita, anche se ha ancora tanta strada da fare».
Così ha pontificato il presidente americano alla Casa bianca.

COLONIA SENZA DIGNITÀ. Con l’usuale arroganza con cui da sempre gli Usa si intromettono nella vita politica del nostro Paese, sempre più svilito al rango di colonia senza dignità.
Il “Sì” al referendum del 4 dicembre 2016 – ha spiegato Obama – può «aiutare l’Italia verso un’economia più vibrante».
Certo, l’importante è solo l’economia, il profitto, la capacità di attrarre investimenti.
Per Obama l’Italia è un’azienda tra le altre, e nulla più: proprio come il Colosseo era, per lui, un semplice stadio di baseball.
È SOLO UNA ROTTAMAZIONE. Renzi, ha seguitato Obama, «deve restare in politica» a prescindere dal risultato del voto (sic!), dato che egli rappresenta «una nuova generazione di leader non solo in Italia, ma in Ue e nel mondo».
Una generazione di “rottamatori” a buon mercato dei diritti sociali e delle conquiste storiche, tra cui la Costituzione.
Quale miglior prova del fatto che questa riforma è voluta dall’alto?
Quale miglior prova del fatto che sono i poteri forti che spingono perché la Carta costituzionale italiana sia “riformata”, ossia – al di là dell’usuale parola della neolingua – rottamata e destrutturata?
NON CE LA BEVIAMO. Come pensare che gli interessi del popolo italiano coincidano con quelli degli Usa di Obama o, peggio ancora, con quel gruppo finanziario Jp Morgan, che fin dal 2013 scriveva apertamente della necessità di riformare le costituzioni dei Paesi dell’eurozona?
Tante domande, con risposte nemmeno troppo difficili, almeno per chi voglia stare saldamente nella sempre più ristretta cerchia degli “apoti”, come li chiamava Giuseppe Prezzolini: ossia di quelli che non si “bevono” tutte le falsità che il sistema della manipolazione organizzata vorrebbe che la massa lobotomizzata si bevesse.

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