Oltre il Brancaccio

Tempo fa, in occasione della presentazione delle liste di LeU ebbi a dire che il Brancaccio era morto. Evidentemente non mi sono sbagliata e oggi ne ho avuto conferma leggendo quanto scritto da Montanari nel suo ultimo articolo chiarificatore.
Io credo che la morte di questo percorso sia dovuta:
– 1° alla ingenua pretesa di coinvolgere i partiti dell’area di sinistra a un processo di rinnovamento, che , come tutti sappiamo, non ha mai costituito elemento centrale negli stessi.
– 2° nell’avere preteso di porsi come leader senza essere designati da nessuno e, di conseguenza, di assumere decisioni, partecipare a incontri senza darne conto a nessuno di tutti coloro che avevano creduto e stavano partecipando con entusiasmo a quello che credevano essere l’inizio di un reale processo di costruzione della sinistra dal basso;
– 3° al grave errore di avere interrotto un percorso sia pure accidentato e nell’avere, una delle sue promotrici, accettato di candidarsi nelle liste di LeU a prescindere.
Non si inizia un nuovo percorso con un equipaggio vecchio, che è privo di qualsiasi credibilità, come hanno dimostrato anche i recenti risultati elettorali.
Se non si capisce questo e che i vari Civati e Fratoianni oltre Rifondazione, sono stati i primi a tradire il concetto stesso di sinistra, mi pare impossibile portare avanti qualsiasi processo di rinnovamento.
Se veramente si vuole un partito di sinistra completamente avulso dalla storia fallimentare di tutti questi partitini, che gli elettori hanno bocciato ancora una volta, mettendosi nelle braccia del M5S per disperazione, si deve comprendere, una volta per tutte, che bisogna ricostruirlo dal basso, avendo ben chiare le idee da proporre, visione e programmi che lo rendono riconoscibile e che possano marcare la differenza da tutti quelli che oggi esistono solo come testimonianza.
Da questo punto di vista trovo davvero surreale che PAP l’indomani delle elezioni abbia rilanciato un progetto e un partito appena bocciato dagli elettori in maniera plateale.
Mi sarei aspettata un’autocritica profonda, che mettese in evidenza i limiti e l’impossibilità di intercettare un popolo di sinistra, che si sente tradito e abbandonato a se stesso.
Un Brancaccio nato nel modo sbagliato, a mio modo di vedere, va chiuso e va ripensato radicalmente il modo su come, cosa e con chi ripartire per ricostruire quella sinistra a cui tanti aspiriamo. Credo che dovremmo farlo anche in fretta, perché temo che fra non molto si dovrà affrontare una nuova campagna elettorale e non possiamo farci trovare impreparati.

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