REGALO DI NATALE

24 DICEMBRE 2016 – DI ALESSANDRO MONICELLI
corte-costituzionale-675-610x350La nostra Costituzione appena salvata e la Corte Costituzionale che ne è la sua fedele (e speriamo sempre imparziale) interprete ci ha regalato un’altra perla della sua saggezza con una visione sociale davvero all’avanguardia ed in controtendenza rispetto alla visione economicistico/finanziaria della politica e dei potentati che ormai la controllano.

Il regalo è la sentenza n. 275/2016 con cui di fatto si apre la strada alla possibilità di ritenere l’art 81 del pareggio di bilancio, introdotto in Costituzione da una maggioranza farlocca al grido di “ce lo chiede l’Europa”, un articolo anti-costituzionale così come molti giuristi ed associazioni (fra cui la nostra) avevano già sostenuto al momento della sua approvazione.

Succintamente i fatti: alla Corte Costituzionale arriva una controversia fra Regione Abruzzo e Provincia di Pescara a proposito di una spesa “fuori bilancio” relativa al trasporto scolastico di persone disabili. Da una parte si sostiene che alla luce dell’art 81 tale spesa porterebbe a non avere il pareggio di bilancio previsto dalla legge, mentre dall’altra si oppone l’assoluta necessità della spesa per poter assicurare il diritto all’istruzione che per essere reale, in questo caso, significa mettere a disposizione il mezzo di trasporto.

La circostanza è emblematica di quanto si obiettava proprio al momento dell’inserimento in Costituzione dell’articolo 81 e di quanto sia falso il mantra politichese che assicurava che cambiando la seconda parte della Costituzione, non veniva toccata la prima parte!

L’articolata motivazione della sentenza appena pubblicata lo scorso 16 dicembre alla fine afferma: “E’ la garanzia dei diritti incomprimibili ad incidere sul bilancio e non l’equilibrio di questo a condizionare la doverosa erogazione”.

Cari J.P. Morgan, altri suoi soci e politicanti accoliti avevate proprio ragione ad indicare nella Costituzione “troppo socialista” un ostacolo ai vostri interessi di bottega ed a chiedere la sua rimozione: peccato vi sia andata male!

Ritorna però così a porsi anche un annoso interrogativo che è rimasto sempre sotto traccia: ma la Presidenza della Repubblica (dal loquace Re Giorgio al silenzioso Mattarella) all’atto costituzionale della promulgazione si pongono il problema della costituzionalità delle leggi che stanno firmando?

A memoria non ricordo siano mai state fatte osservazioni di merito o addirittura rinvii alle Camere di leggi che sono state poi spazzate via dalla Corte Costituzionale come neve al sole: penso alle leggi ad personam di berlusconiana memoria, alla Bossi-Fini svuotata articolo dopo articolo, penso alla legge elettorale Porcellum (e molto probabilmente Italicum) che in questi anni ha così pesantemente condizionato la vita democratica e politica di questo paese, penso alla epocale ( perché sempre e tutto viene presentato come epocale) riforma “Madia” dell’amministrazione pubblica cassata, anche per quanto di buono c’era, per vizi procedurali.

Che le Camere liquidino le pregiudiziali costituzionali (che spesso vengono poste prima della discussione di molte leggi con un voto squisitamente politico e legato agli interessi della maggioranza) ci può anche stare, ma che un vaglio accurato e stringente di questa natura non venga fatto adeguatamente dalla Presidenza della Repubblica, organo garante in prima istanza e per eccellenza della Costituzione, mi pare una mancanza grave che di fatto ha finito con l’avallare leggi e prassi che hanno impedito il pieno attuarsi dello spirito della nostra Costituzione sostituendolo con la così detta “costituzione di fatto”.

Se si vuole un Paese diverso, senza scorciatoie e falsi miti di governabilità, si torni a far respirare lo spirito di giustizia sociale, di solidarietà, di bene comune, di rispetto delle regole, di partecipazione. Questa è la Costituzione del futuro.

Un grazie alla Corte Costituzionale e buon Natale a tutti.

(*) Monicelli, per Libertà e Giustizia Mantova

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