Il secco spostamento a destra dell’elettorato tedesco.

di Fiorenzo Meioli
26.9.2017 ·
E’ evidente, come notato da tutti i commentatori e dalla realtà dei numeri, il secco spostamento a destra dell’elettorato tedesco. Netto è il calo della CDU, preoccupante è la perdita dei socialdemocratici che in questo frangente toccano il proprio minimo storico. Invece, è risultata netta la vittoria della destra, sia estrema, sia di matrice liberale. La Linke e i Verdi hanno avuto un leggero miglioramento ma sono sostanzialmente rimasti fermi al palo.

La causa di tutto ciò, a mio avviso, è dovuta all’impoverimento di vasti strati di popolazione, mediante la precarizzazione e la compressione salariale e del welfare, sebbene ancora meno in Germania che nella periferia dell’Unione. Poi certamente influiscono anche le tematiche e la gestione del fenomeno migratorio. Ma il dato sul quale, secondo me, bisogna riflettere, è sul perché i voti in libera uscita dal partito socialdemocratico non vanno a premiare la sinistra “radicale”, in questo caso la Linke. Secondo me, le contraddizioni della globalizzazione hanno un effetto sui ceti meno abbienti talmente forti che le ricette tradizionali della sinistra non funzionano più, anche perché in molti casi hanno semplicemente abbracciato le ricette della destra liberista. La sinistra contemporanea, nelle sue varie espressioni, manca di una seria analisi sulla realtà del mondo neoliberista che è fatta di scandalose diseguaglianze, sfacciato sfruttamento del lavoro, consumismo esasperato, distruzione dell’ambiente, precarizzazione delle esistenze. Manca a sinistra una esaustiva analisi del neoliberismo inteso come razionalità economica, culturale e di governo. Pierre Rosanvallon ha scritto che “questa sinistra può arrivare a governare, ma di fatto non rappresenta più “l’immagine positiva di un mondo desiderabile”, qualcosa per cui valga la pena di combattere e sulla quale progettare un futuro migliore”. Oggi, serve maggiore radicalità e conflitto nell’affrontare i nodi cruciali della globalizzazione e del finanzcapitalismo, oggi lo scontro maggiore è tra liberisti e antiliberisti, servono, quindi, programmi radicali contro lo strapotere delle multinazionali, della globalizzazione finanziaria e delle persone, altrimenti molti cittadini, sbagliando, voteranno per la destra sociale o estrema alla quale è stato lasciato il monopolio della battaglia contro le lobby-finanziarie, contro il potere delle multinazionali e dei guasti prodotti dalla globalizzazione e dal mercato senza regole. C’è bisogno di scelte radicali, di socialismo. Naturalmente intendo un’idea di socialismo liberata dai suoi retaggi ottocenteschi, dai legami con un mondo industriale ormai tramontato, un socialismo in grado di fare i conti con il nostro tempo ma che sappia altresì contrastare la realtà del mondo neoliberista fatta di scandalose disuguaglianze e sfacciato sfruttamento del lavoro. Un partito del socialismo che sappia tenere insieme gli obiettivi per l’oggi e per il domani, che abbia un carattere di classe e una sua apertura alle diverse domande sociali. Un lungo lavoro che porti, come notava Marx, non al successo immediato ma all’unione sempre più estesa degli svantaggiati.

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