𝗜𝗹 𝗴𝗼𝗹𝗽𝗲 𝗱𝗶 𝗗𝗿𝗮𝗴𝗵𝗲𝗹𝗹𝗮

UGO Mattei
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Non è mio costume spararle grosse ed urlare “al lupo al lupo!”.
Devo, tuttavia, dire che i fatti di queste ultime ore parlano chiaro.
Il comportamento di Mattarella, il cui “cupio dissolvi” di ogni residua traccia di rispetto per il parlamentarismo è apparso chiaro da un baleno di ferocia nel suo ghigno, è una nuova torsione costituzionale. Un nuovo terribile golpe strisciante. Un attentato alla Costituzione perpetrato sciogliendo quell’organo che avrebbe potuto (anzi dovuto!) giudicarlo.
Mi sembra chiara la dinamica degli eventi devastanti per il paese di cui Draghi e Mattarella sono stati ancora una volta complici.
Il primo, attraverso dimissioni costituzionalmente immotivate (aveva ancora una larga maggioranza), lancia il segnale di “assalto finale” all’Italia tramite l’esercito finanziario ultra-atlantista. Avanti con speculazione e spread, basta con i trucchi della ragioneria generale. Il paese è in bancarotta: può iniziare il banchetto sulle ultime spoglie del settore pubblico e, soprattutto, sulla proprietà privata di quello che presto sarà l’ex ceto medio. Mattarella condivide le “determinazioni” di Draghi e, con fare quasi vendicativo verso i poveri rigurgiti della democrazia morente, scioglie il Parlamento, esercitando poteri costituzionali che la Costituzione non gli attribuisce, proprio come Draghi auto-decide il perimetro dei suoi incontrollabili poteri attuali.
Infatti, egli risolve la crisi come se fosse il Presidente della V Repubblica francese. Non consulta le forze politiche né i predecessori, non dà il mandato esplorativo per verificare l’esistenza di una possibile maggioranza (mai venuta meno), non rispetta neppure i tempi per una riflessione onesta su temi così complessi. Scioglie e basta, con un decisionismo degno di miglior causa e del tutto incompatibile con quel ruolo di garante imparziale che, da Napolitano in poi, la Presidenza della Repubblica ha abbandonato. Questo incredibile blitz rende di fatto impossibile l’esercizio politico istituzionale di qualsiasi vera opposizione. Qualsiasi organizzazione politica che voglia provare a salire sulla ruota dei criceti (le elezioni sono ormai un miserabile ufficio di collocamento dove gli esponenti incompetenti di un ceto privilegiato e parassitario si scannano senza ritegno), cui si è ridotta la democrazia rappresentativa, deve raccogliere – in pochissimi giorni e in pieno agosto – moltissime firme certificate, sobbarcandosi un costo organizzativo praticamente impossibile per chiunque non sia “interno al sistema”. I partiti già presenti in Parlamento, quelli cui i media di regime riducono la politica, non devono farlo.
Una diseguaglianza intollerabile che andrà denunciata – almeno – in Corte Costituzionale, se non altro per dimostrare ad abundantiam che anche Amato, con Draghi, Mattarella & C., fa parte della “compagnia malvagia e scempia” che da trent’anni ormai ha trasformato l’Italia in oggetto di banchetto per i comuni padroni transatlantici. “Ahi serva Italia di dolore ostello!”.
In autunno, con il ceto politico intento a mentire per convincere qualche gonzo che ci sono differenze e che ha senso votare, l’inflazione a due cifre, il prezzo del carburante alle stelle, i tracolli economici di una folle guerra, e chissà che altro massacro sociale, ci saranno le condizioni ideali per una nuova torsione autoritaria. Condizioni da Cile 1973. In questi giorni stiamo vivendo un golpe bianco. Speriamo non diventi rosso di sangue per una nuova strategia della tensione, volta a coprire quanto sta emergendo sulle malefatte criminali nella gestione del golpismo emergenziale conclamatosi dal 2020 ad oggi.
Molti di noi stanno lavorando seriamente e iniziano a svegliarsi qualche magistrato e pezzi di forze dell’ordine. Chissà che dal letame non nascano fiori! Non credo proprio che in questo momento il luogo della Politica sia la campagna elettorale.
𝐔𝐠𝐨 𝐌𝐚𝐭𝐭𝐞𝐢
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