Basta eufemismi: quella di Salvini è una forma di nazismo, e dobbiamo capirlo prima che sia tardi

Un Ministro che evoca l’arresto incondizionato di persone di cui sa solo il colore della pelle non è nient’altro che nazismo. E dobbiamo riconoscerlo come tale.
Giuseppe Cassarà 11 luglio 2018

Prendiamoci un momento per dare il giusto peso alle parole di Matteo Salvini.

Il ministro dell’Interno propone su twitter, con una nonchalance che di questi tempi orrendi può solo essere definita trumpiana, che acconsentirà all’approdo della nave Diciotti solo se i migranti “facinorosi” scenderanno in manette.

In manette. Come criminali, deportati, colpevoli. Ma colpevoli di cosa?

Di questi 67 migranti sono stati identificati 2 ‘facinorosi’, un ghanese e un sudanese. 67 meno 2, se la matematica non è un’opinione, fa 65. 65 persone innocenti, se anche la giustizia non è un’opinione, fino a prova contraria. Ma per il Ministro, sono tutti colpevoli. E da colpevoli vanno trattati, poco importa se non sappiamo nulla, neanche i loro nomi, né da cosa scappano, come hanno vissuto, se avevano davvero tutta questa voglia di lasciare casa propria per venire qui a rischiare di essere linciati dalla brava gente di Pontida.

Fermo restando che (ancora) non si può arrestare qualcuno solo perché Salvini stamattina era particolarmente famelico di consensi dei suoi italiani brava gente, la gravità di questo episodio non può, non deve passare sotto silenzio. Non solo per i triti discorsi di umanità e accoglienza che, dobbiamo rassegnarci, in questo paese lasciano il tempo che trovano. Ma per il fatto che la sete di potere e di autoritarismo di Matteo Salvini risulta sempre più evidente e lui è ogni giorno più sfacciato. E con Conte (ve lo ricordate Conte? Ve lo ricordate il nostro Premier?) e Di Maio non reperibili, ormai il Ministro pensa bene di essere il padrone. E come dargli torto? Toninelli, Ministro dei Trasporti, si mostra come il signore dei lacchè, mentre Bonafede, Ministro di Grazia e Giustizia, pavidamente tace di fronte a quella che è una dichiarazione che affossa i principi basilari della democrazia e dello stato di diritto. Cose che a quanto pare sono un’opinione, almeno per la maggioranza degli italiani.

Lo ripete ogni giorno Saviano, lo ha detto anche Andrea Camilleri, lo ha sostenuto Liliana Segre riguardo le parole del ministro sui rom: quello che Salvini sta facendo, il consenso assetato di sangue che raccoglie intorno alla sua persona è roba già vista. Non possiamo più avere paura di usare parole che speravamo di aver cancellato dalla faccia della terra. Consideriamo i fatti: un Ministro che evoca l’arresto di persone di cui non sa nulla se non il colore della pelle è nient’altro che nazismo. Puro e semplice.

Non possiamo lasciarci intimorire da Giorgia Meloni o Alessandro Di Battista che ci chiamano radical chic. Non possiamo farci abbattere dagli imbecilli (e ipocriti) che ci chiamano fascistofobici. Siamo davanti a un momento pericoloso della nostra storia, un momento in cui i peggiori istinti degli italiani, le rabbie, la paure, il marcio del nostro animo stanno traboccando, riempiono le strade, le rendono insicure, scure, asfissianti. Le ronde lungo le spiagge di Rimini, gli immigrati che diventano bersagli, i cani aizzati contro gli ambulanti, gli omosessuali di nuovo picchiati per le strade.

C’è un film del 2008, L’onda, di Dennis Gansel, la cui visione dovrebbe essere obbligatoria nelle scuole: per dimostrare ai suoi alunni tedeschi come il nazismo possa attecchire in una popolazione, un professore ricrea un piccolo partito nazionalpopolare, chiamato appunto L’Onda. La situazione sfugge di mano proprio perché quei pensieri oscuri, cattivi e pericolosi annidati nell’animo degli studenti vengono improvvisamente sdoganati, legalizzati. Fino alle più tragiche conseguenze.

Quando Salvini propone di arrestare persone innocenti che hanno la sola colpa di essere stranieri, quello è nazismo. È ora di usare le parole giuste, prima di non poterle più usare del tutto.

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