Curzio e Cassano sono abusivi, l’apertura dell’anno giudiziario è illegale


Piero Sansonetti — 21 Gennaio 2022
Avete capito, esattamente, cosa è successo? Tecnicamente ieri, a Palazzo di Marescialli, nel centro di Roma, si è realizzato un parziale colpo di Stato. Mi spiego meglio: con un putsch (come lo chiamavano i tedeschi) è stato insediato al vertice della magistratura italiana un Presidente abusivo. In violazione di tutte le regole. E tra qualche riga provo a spiegare perché. Intanto vorrei precisare perché lo chiamo “parziale” colpo di Stato. Perché sovverte la legalità alla testa di uno dei tre poteri che sono l’ossatura dello Stato di diritto. I poteri, come sapete, sono quello rappresentativo e legislativo (cioè il Parlamento e le istituzioni elette dal popolo) quello esecutivo (e cioè il governo e la Presidenza della repubblica) e quello giudiziario, interamente incarnato dalla magistratura, composta da professionisti scelti per cooptazione.
In genere nei colpi di Stato il potere che viene sovvertito illegalmente, spesso da una sollevazione militare, è il potere esecutivo, e di solito questo sovvertimento al vertice del governo è accompagnato dall’abolizione del potere rappresentativo. In questo caso le cose sono diverse: il golpe riguarda il terzo potere e la sollevazione non è dei militari ma di un piccolo e potentissimo gruppetto di toghe. Per capire l’importanza di questa azione illegale e eversiva bisogna sapere cosa è successo in questi ultimi trent’anni in Italia, e come sono cambiati gli assetti e gli equilibri del potere. La magistratura, che nei primi quarant’anni di repubblica aveva avuto un ruolo decisamente subordinato agli altri due poteri, ha scalato, scalato, scalato fino quasi a scalzare gli altri due poteri, a sostituirli o comunque a sottometterli e renderli subordinati. Lo ha fatto talvolta con l’iniziativa politica (assumendo un ruolo che non le spetterebbe) talvolta con la violenza, esercitata con gli arresti, le carcerazioni preventive, forme di pressione psicologica e fisica che raramente vengono adoperate nei paesi democratici.
Sono queste le ragioni per le quali il colpo di Stato che è stato concluso ieri mattina al Csm ha un peso, sul nostro Stato, più grande di quel che potrebbe apparire. Non è stato conquistato, illegalmente, un potere secondario, ma il potere dei poteri. E per di più, al momento del putsch, è stato affermato formalmente un principio che da tempo si faceva largo, ma sempre in forme nascoste: l’assolutezza del potere della magistratura. Che ora non è più camuffato ma dichiarato e spavaldo. Assolutezza nel senso che diventa anche in modo formale un potere non sottoponibile a nessun controllo. Il nobile concetto di indipendenza è trasformato in satrapia. Cosa che, dai tempi dello Statuto Albertino, non era mai successo, in nessun aspetto della società e dello Stato, se non durante l’orribile parentesi del fascismo quando il potere assoluto fu assunto dall’esecutivo.
LEGGI ANCHE
Caso Curzio, è guerra tra Csm e Consiglio di Stato
Il Csm sfida il Consiglio di Stato: Curzio confermato presidente della Cassazione
Perché è stato licenziato Pietro Curzio: cosa c’è dietro al terremoto che ha colpito i vertici della Cassazione
Deposto il presidente della Cassazione Pietro Curzio: il Consiglio di Stato decapita la magistratura
E ora torniamo ai fatti di oggi. il Csm ieri mattina ha deciso di collocare al vertice della Corte di Cassazione l’ex presidente Curzio e l’ex vicepresidente Cassano. Scrivo ex perché appena pochi giorni fa il Consiglio di Stato aveva dichiarato Curzio e Cassano decaduti, avendo riconosciuto come irregolare la loro nomina. Cioè aveva stabilito che questa nomina era avvenuta in violazione delle regole e a danno di candidati che avevano maggiori titoli e diritti. Il Consiglio di Stato, in sostanza, aveva proclamato la deposizione dei due magistrati e aveva indicato come scorretto comportamento del Csm. Il quale – la cosa era già nota, ma ora è sanzionata da una alta Corte – aveva deciso le nomine non sulla base di regole certe ma semplicemente piegandosi ai rapporti di forza tra correnti, cordate (come le ebbe a definire Di Matteo) e camarille varie.
La sentenza del Consiglio di Stato è stata violata in modo palese e arrogante. E per di più calpestando una precedente decisione dello stesso Csm che aveva definito come inappellabili le sentenze del consiglio di Stato. Vedete bene che ci sono tutti gli elementi del golpe. Che domani avrà una plastica rappresentazione all’apertura dell’anno giudiziario, in una cerimonia, che si svolgerà alla presenza del Presidente della repubblica, e che vedrà un presidente abusivo della Cassazione svolgere la relazione. Così stanno le cose. Oggi il paese dovrà subire la grande umiliazione di vedere ufficialmente dichiarata la sottomissione della Giustizia ad una casta in mano a gruppi, logge, bande. Umiliazione non solo per la giustizia, ma per gran parte del corpo vivo della magistratura, composto da donne e da uomini seri, preparati, leali e onesti. Ai quali però mi pare giusto muovere una critica franca e amichevole (come dicevamo noi ai tempi del Pci…): non sarebbe utile un po’ di coraggio? Perché la parte maggioritaria e onesta della magistratura italiana assiste inerme e quasi rassegnata a questo scempio del sistema giustizia, e a questo sfoggio terrificante di arroganza e di sicumera e di impunità da parte dei vertici della magistratura e dal piccolo e feroce partito dei Pm?
Io non credo che esista nessun’altra possibilità di ristabilire in Italia un decente sistema-giustizia. Le probabilità che si muovano i partiti, il mondo politico, i giornali, le Tv, gli intellettuali, sono vicine allo zero. Tutti questi protagonisti della vita pubblica, per motivi diversi – interessi, timori, ricatti o semplice conformismo – sono sottomessi al partito dei Pm e ai vertici della magistratura. Solo i magistrati possono decidere di rompere il tetto di cristallo e di dire: “Ora basta. Vogliamo tornare nella legalità e al diritto”. Sapranno farlo? Troveranno una sponda nel prossimo presidente della repubblica, che speriamo sia un po’ meno timoroso e rincantucciato del buon Mattarella? Io una speranza piccola piccola la mantengo.

Piero Sansonetti

Giornalista professionista dal 1979, ha lavorato per quasi 30 anni all’Unità di cui è stato vicedirettore e poi condirettore. Direttore di Liberazione dal 2004 al 2009, poi di Calabria Ora dal 2010 al 2013, nel 2016 passa a Il Dubbio per poi approdare alla direzione de Il Riformista tornato in edicola il 29 ottobre 2019.

Ti potrebbe interessare anche...