da La Repubblica – Il fronte dei sovranisti – Lite tra Salvini e Giorgetti sui soldi dall’Europa. Nella Lega si scava il fossato (di Carmelo Lopapa).

ROMA — Le ultime bordate del suo leader sul Mes e sull’Europa matrigna «che vuole strozzare l’Italia» non lo hanno convinto per nulla. Un colloquio franco e a distanza con Matteo Salvini è stato sufficiente a scavare il fossato. Poi, almeno da una settimana, Giancarlo Giorgetti ha salutato tutti ed è sparito dai radar. Via, si è ritirato sulle rive del Lago di Varese dove vive, tra le sue montagne, e si è ritagliato una personalissima quarantena politica. Il bocconiano, amico di Mario Draghi, lo ha detto a muso duro a Salvini, racconta più di una fonte autorevole dentro la Lega. Gli ha spiegato che tutte le risorse che si possono ricevere dall’Europa in questo momento sono necessarie, soprattutto se è la Bce a fornire la garanzia e il prestito è quasi a tasso zero. Gli ha raccontato che sul Mes da 37 miliardi, tanto più da destinare alla spesa sanitaria, non c’è stavolta alcuna

controindicazione. L’Europa in questi anni ha sbagliato, è vero, ma la battaglia sovranista adesso non è la cosa più intelligente da portare avanti, se davvero si vuole evitare che l’Italia vada «a carte quarantotto». A cominciare dalle imprese del Nord.
Un discorso accorato che tuttavia sembra non aver fatto cambiare idea all’irruente segretario. Convinto che «non esista Mes senza condizioni» e che quello sia piuttosto il cappio al quale la Germania e l’Olanda vogliono impiccare il nostro Paese. Per Salvini non c’è Giorgetti e mediazione che tenga. A Bruxelles ha dichiarato guerra, convinto che se il governo Conte accetterà il Mes, «il M5s si spaccherà e si aprirà la crisi». Discorso chiuso, si va allo scontro. Meloni sta con lui e addio al vecchio centrodestra, dato che Silvio Berlusconi si è schierato a favore dell’utilizzo dei 37 miliardi del Fondo. E ieri il Cavaliere lo ha anche ripetuto: «Assurdo non farlo» — confermando la sua linea “responsabile”: «Siamo collaborativi col governo, ma restiamo opposizione. Nessuno però si illuda, il centrodestra resta unito». Salvini lo aveva paragonato a Prodi.
Ma non è solo il futuro in Europa e l’utilizzo del Mes ad aver contrapposto il numero uno e il numero due della Lega. Anche le giravolte del segretario sull’intera gestione del lockdown, aperture e chiusure, scuole e chiese, hanno lasciato perplesso Giorgetti. Il quale ha preferito tacere pure su quello. Salvo rifarsi vivo mercoledì a Montecitorio, per l’approvazione del decreto sull’organizzazione delle Olimpiadi invernali di Milano e Cortina del 2026 (conquistate sotto la sua gestione allo Sport, un anno fa). E lo ha fatto per sottolineare come in questo momento drammatico sarebbe «necessaria la ricerca di soluzioni condivise e responsabili ». Altro che guerra all’Europa. Salvini continua invece per la sua strada e ad esaltare il “modello lombardo” di Attilio Fontana nella gestione della crisi (ieri era al suo fianco in Regione), trascurando i successi di Luca Zaia in Veneto. Non è passato inosservato, nella stessa Lega. Tanto da spingere ieri mattina il segretario a dichiarare a una tv veneta che vedrebbe bene il “Doge” candidato premier. «Grazie, ma non abbandono la nave», si è defilato l’astuto governatore.

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