Grecia : il post che il Fatto Quotidiano non ha voluto pubblicare.

varufaky
di Gianluca Ferrara

Proprio in questi giorni stavo leggendo il libro dell’ex ministro delle finanze greche Varoufakis. E’ l’economia che cambia il mondo. Un testo che dovrebbe essere consultato da tanti baroni universitari nostrani che sembrano sforzarsi per non far comprendere l’economia, una materia semplice ma che volutamente si è resa complicata per permettere che essa colonizzasse ogni settore delle nostre esistenze. Nell’introduzione Varoufakis scrive: “Ho sempre pensato che se non riesci a spiegare le grandi questioni economiche in un linguaggio comprensibile anche agli adolescenti, vuol dire semplicemente che non le hai capite”.

Se si potesse quantificare la miopia nel leggere gli scenari politico economici dei nostri tempi, tanti docenti o intellettuali dovrebbero indossare occhiali particolarmente spessi. Le tante previsioni e analisi errate dovrebbero imbarazzare se non ci fosse quella prosopopea che li fa aleggiare in una sfera spazio temporale dove ai comuni mortali non è possibile accedere. Arroganza, ignoranza e sottomissione al potere costituito sono all’origine del disastro economico che si sta consumando e le cui conseguenze vengono pagate dalle classi più deboli. Chi era lungimirante invece, veniva tacciato di complottismo. Tale merito, dovrebbe essere riconosciuto a Claudio Messora che con il suo byoblu è stata una delle poche voci laiche e alternative al sermone mainstream. Oggi l’inconsapevolezza e il dominio del pensiero unico nel nostro Paese sarebbe ancor più marcato senza certi approfondimenti e interviste.

Ciò che è accaduto in Grecia negli ultimi anni è il simbolo di come poche élite esercitino il vero potere a danno dei popoli. La Grecia è stata fatta entrare nell’euro attraverso un imbroglio contabile realizzato dalla Goldman Sachs, la banca speculativa per la quale ha lavorato l’attuale presidente della BCE. Ma non solo Draghi anche Monti (il salvatore della Patria…) e quel Prodi che sostenne che “con l’Euro lavoreremo un giorno in meno guadagnando come se lavorassimo un giorno in più”. Con l’ingresso della Grecia nell’euro, e il suo regime di cambi fissi, è stato possibile a banche tedesche in primis di prestare allegramente capitali ai greci in modo che essi potessero acquistare merci delle multinazionali francesi e soprattutto tedesche. Importazioni e indebitamento hanno depauperato la Grecia che, al termine del giro di giostra, ha dovuto privatizzare, quindi svendere i propri gioielli. A chi? Ai tedeschi in particolare.

Non è elegante autocitarsi, però già nel 2012 nel mio libro “99%” scrissi “In Europa non vige la democrazia perché, paradossalmente proprio a partire dalla Grecia, cioè nella sua patria, si è perso il concetto stesso di sovranità del popolo. Una perdita di sovranità di un Paese dove a governare c’è la BCE, l’UE e l’FMI. Questa Europa è antitetica a quella pensata da Altiero Spinelli in cui il popolo doveva essere sovrano e i popoli uniti da legami di fratellanza, oggi in Europa il pesce grande mangia il piccolo. E la Grecia con solo 11 milioni di abitanti e con un prodotto interno lordo pari ad un misero 2% del Pil europeo è il pesce più piccolo dell’acquario”.

Ad economisti ed opinionisti (quelli che perseverano nel confondere Euro con Europa) che, in piena tradizione italica, da oggi all’improvviso si sentono tutti greci, mestamente vorrei rammentare quello che accadde nel 2011. Quell’autunno Papandreou ebbe l’ardire di dichiarare che voleva far celebrare un referendum per far decidere al popolo greco se accettare le misure imposte dalla Troika. Non fu permesso, perché? Perché all’epoca il debito greco era in pieno possesso delle banche tedesche e francesi e non si poteva rischiare. Papandreou fu sostituito da Papademos uomo di fiducia della finanza internazionale, per approfondimenti: I porci sono loro.

Con il referendum di Tsipras è diverso, oggi il cerino del debito greco è in mano agli Stati, dimostrando che da un debito privato si è passato a un debito pubblico. Per questo è stata data la libertà ai greci di votare.

Ma il risultato del voto non è piaciuto ed a Tsipras è stata chiesta la testa di Varoufakis: un ministro che con le sue dichiarazioni si era permesso di offendere le élite finanziarie che dominano in Europa.

Nel suo libro Varoufakis scrive: “L’Europa ha smarrito la sua anima. Abbiamo prestato più attenzione alla finanza che alla democrazia. E’ incredibile la facilità con cui tendiamo a considerare naturale la distribuzione della ricchezza, se ci favorisce”.

Tsipras, invece di tornare dalla Merkel nuovamente con il cappello in una mano e con la testa di Varoufakis nell’altra, dovrebbe comprendere che ad uno squalo non si può chiedere di diventare vegetariano.

Una nuova Europa ci potrà essere solo quando saranno i popoli a decidere se un ministro debba dimettersi oppure no. Varoufakis aveva affermato che si sarebbe dimesso se avessero vinto i Sì!

Una vera Europa della fratellanza ci sarĂ  quando i popoli saranno proprietari della moneta e non dovranno prenderla in prestito da banchieri senza alcun mandato elettorale che nel pieno di una crisi che registra quotidiani suicidi, fanno costruire, per il costo di 1.300 milioni di euro, a Francoforte, la Eurotower: una torre emblema della loro tracotanza e del vigente fascismo finanziario dominante.

Il cambiamento si avrà allorquando sarà la politica a prevalere e verrà posta fine al vigente monoteismo economico. Il dramma dei nostri tempi è proprio il dominio dell’economia sulla politica, i partiti sono a servizio di questi potentati economico finanziari e non dei cittadini.

Il popolo greco ha impartito una grande lezione politica ai tecnocrati europei, speriamo che ora chi li rappresenta traduca pragmaticamente tale istanza di cambiamento.

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