I cretini istruiti e il referendum


Di Sergio Bagnasco
Per Sciascia i cretini istruiti sono coloro che essendo “qualcuno” in qualcosa, avendo una istruzione, pensano di essere qualcuno in ogni cosa e così intervengono su tutto senza avvertire il dovere di studiare, analizzare, approfondire.
Tutto ciò è molto frustrante perché si tocca con mano quanto la crisi della rappresentanza e della politica siano figlie della crisi della cultura, dell’assenza di pensiero critico e di responsabilità della funzione.
Ho sentito persone affermare che se vincesse il NO sarebbe archiviata la stagione delle riforme costituzionali.
Mi sembra eccessivo considerare il taglio dei parlamentari come inizio di una stagione di riforme, poiché nessuno conosce i frutti di questa stagione e quindi quali dovrebbero essere le attese.
In ogni caso è la storia a dimostrare che i tentativi di riforma non si fermano nonostante i tanti insuccessi inanellati dagli anni 80 a oggi.
Quindi, chi ha questa ansia immotivata farebbe bene a prendere degli ansiolitici.
Ho sentito persone affermare che se vince il SI avremmo una nuova legge elettorale che restituirebbe ai cittadini il diritto di scelta dei rappresentanti …
Chi afferma ciò fa supposizioni senza considerare i fatti perché sono i proponenti di questo taglio dei parlamentari ad aver scritto nero su bianco (A. S. n. 805, Disegno di legge costituzionale a firma Patuanelli e Romeo, 19 settembre 2018) che questo intervento sul numero dei parlamentari non richiede “alcuna alterazione del sistema elettorale vigente”!
Se oggi in parlamento si discute una nuova legge elettorale è solo perché è cambiata la maggioranza e non per la consapevolezza dei danni che potrebbe arrecare la combinazione tra legge elettorale attuale per 3/8 maggioritaria e riduzione dei parlamentari.
Si riconferma, quindi, l’antica abitudine di agire sulla legge elettorale in base alle convenienze della maggioranza del momento. E ciò ci conferma che la nuova legge elettorale non sarebbe una forma di bilanciamento della modifica costituzionale non solo perché giuridicamente una legge ordinaria non bilancia una modifica costituzionale, ma anche perché la legge elettorale potrebbe nuovamente essere cambiata da una nuova maggioranza. Inoltre, la legge in discussione non precede il diritto di scelta da parte degli elettori perché si basa ancora una volta su liste bloccate.
Ho sentito persone affermare che il SI fermerebbe il degrado del parlamento e i partiti sarebbero obbligati a candidare persone più competenti e responsabili.
Cosa vorrebbero farci credere costoro, che il degrado del parlamento è dovuto al fatto che è impossibile trovare 945 eccellenze cui destinare un seggio parlamentare? Che il degrado è dovuto al numero?
Qui rasentiamo l’idiozia! I partiti continueranno a scegliere chi candidare con i criteri di sempre.
Ho sentito persone affermare che possiamo ridurre i parlamentari perché adesso abbiamo anche le Regioni.
Chi afferma ciò evidentemente non sa che quando i costituenti decisero il criterio numerico di formazione del parlamento discussero e considerarono il ruolo legislativo delle Regioni e basta leggere l’art. 117 della Costituzione del 1947 per averne conferma. Quando sento costituzionalisti affermare che tali poteri legislativi sarebbero arrivati solo con la riforma del 2001, ho la conferma che anche per i costituzionalisti servirebbe un tagliando annuale di revisione perché il degrado culturale è ormai asfissiante!
Ho sentito persone affermare che avremmo molti parlamentari in confronto ad altri paesi e per sostenere questa tesi decidono che dal confronto vanno esclusi i parlamentari eletti in modo indiretto e che non conta il sistema istituzionale di cui ogni parlamento fa parte.
Così si confrontano paesi federali con paesi nazionali proponendo confronti tra il nostro senato e il senato statunitense o tedesco. Costoro pretendono di stabilire come si debba estrinsecare il principio di rappresentanza, ignorando il sistema costituzionale di ciascun Paese. Costoro pretendono di confrontare parlamenti diversi solo considerando l’aspetto numerico e tralasciando l’aspetto istituzionale.
Cosa credono, che basta adeguarsi numericamente alla Francia per assumere il sistema istituzionale francese?
L’assemblea nazionale francese, equivalente della nostra camera dei deputati, è numericamente equivalente a quella italiana sebbene sia composta da 577 membri contro i nostri 630 perché l’art. 23 della Costituzione francese dispone che “Le funzioni di membro del Governo sono incompatibili con l’esercizio del mandato parlamentare”.
In Francia, non esiste un parlamentare che ha incarichi di governo, mentre da noi 60-70 parlamentari ricoprono incarichi esecutivi.
Il problema serio è che basterebbe che i parlamentari studiassero i dossier preparati dal centro studi di Camera e Senato. Se non lo fanno adesso, non lo faranno neanche se fossero di meno.
Difficile e frustrante confrontarsi con persone che non portano alcun argomento razionale a sostegno del SI, rifiutano di prendere atto della realtà e trattano le loro supposizioni come fossero fatti concreti.
Costruire il consenso politico alimentando l’ignoranza e il qualunquismo è un serio problema per la tenuta e la crescita della democrazia.
Allora, dobbiamo dire #NO per far comprendere ai politici che non cadiamo nella loro trappola: non ci facciamo catturare dal loro amo cui appendono 345 poltrone per sedare la nostra insoddisfazione e così continuare a fare i loro interessi.
#NO, perché il rinnovamento inizia riscoprendo il valore della cultura politica.

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