Il capitalismo

Fiorenzo Meioli

Il Capitalismo decise, a partire dalla fine degli anni 70, che non c’era più spazio per un compromesso con il Lavoro e quindi con l’azione riformatrice dei partiti di sinistra, azione tesa a massimizzare la libertà-eguale. E’ rimasta così soltanto una via davanti ai popoli d’Occidente: quella del mercato senza regole e del finanzcapitalismo. La crisi scoppiata a partire dal 2008 ha dimostrato che le tesi dei “fondamentalisti del mercato” erano profondamente sbagliate, che era sbagliata anche l’idea che lo Stato dovesse limitarsi a garantire il corretto funzionamento del libero mercato.

Lo ha pubblicamente riconosciuto perfino Alan Greenspan, ex governatore della Federal Reserve, quando ha detto pubblicamente di essere rimasto sconvolto di fronte alle prove inconfutabili che il “fondamentalismo del mercato” non ha funzionato come aveva immaginato per 40 anni. Oggi, ormai circa 40 anni dopo, dopo aver vissuto una delle crisi più drammatiche che l’Occidente abbia conosciuto, il divario tra i ricchi e i poveri è aumentato di continuo, molti vivono al limite della soglia della povertà, il “Baal vittorioso” di Fëdor Dostoevskij ha reso milioni di persone docili, rassegnate, indifferenti. Mentre le diseguaglianze crescono assistiamo al paradosso che le differenze politiche vanno sempre più sfumando, in nome della stabilità e governabilità viene persino messa in discussione la dicotomia destra/sinistra. Norberto Bobbio nel 1994 così scriveva: “Il comunismo storico è fallito. Ma la sfida che esso aveva lanciato è rimasta”. Purtroppo da anni ormai la tensione della sinistra verso una riduzione delle diseguaglianze si è notevolmente affievolita. In questo contesto, non sorprende quindi che le diseguaglianze si siano sempre più accentuate. In un saggio di qualche anno fa così scriveva Carniti: “Assistiamo a disparità sempre più crescenti: tra chi lavora e chi non riesce a trovare alcun lavoro; tra chi produce guadagnando poco e chi guadagna molto senza produrre niente; tra chi paga le tasse per tutti e chi le può evadere a proprio vantaggio”. Insieme all’idea di uguaglianza, come ha scritto Luciano Gallino prima di morire, è stata sconfitta anche quella di pensiero critico, e l’unico orizzonte rimasto è l’economia di mercato, la finanza tossica, il privilegio, la concentrazione della ricchezza in poche mani. Qualcuno ha parlato addirittura di “fine della storia”. Per contrastare questa deriva, a mio parere, è necessario a sinistra riscoprire il conflitto, anche aspro, fra alternative politiche chiaramente distinguibili, mettere in campo un’agenda alternativa al neoliberismo e alle politiche di austerità. Purtroppo, invece, la discussione è appiattita essenzialmente sugli schieramenti:centro-sinistra si, centro-sinistra no, Con Renzi si, con Renzi no e via di seguito.

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