Inciucio atomico. Il Pd si divide su Veronesi

Candidato all’agenzia per il nucleare, ma Bersani è contrario

Atomo sì, atomo no. Mentre la maggioranza è alla ricerca di un nuovo ministro dello Sviluppo economico che guidi il paese verso il ritorno all’energia atomica, il Partito democratico si divide sull’opportunità di riaprire le centrali. E sulla candidatura di Umberto Veronesi a capo dell’Agenzia per il nucleare.
“Quel progetto non è credibile, l’Agenzia non avrà veri poteri di garanzia, al massimo tratterà qualche direttore generale con Stefania Prestigiacomo”. La posizione del segretario del Partito democratico, Pier Luigi Bersani, è chiara: meglio non accettare le lusinghe della maggioranza che non ha presentato un piano con basi tecnologiche, innovative ed economiche accettabili. Ma l’oncologo sembra aver già deciso quale sarà il suo prossimo ruolo. “Se accetterò questo incarico lo farò per il progresso scientifico – ha dichiarato ieri in un’intervista a Repubblica – e per vedere questo paese che amo svilupparsi in modo civile Berlusconi non c’entra”.

Ma nel Pd è partita l’insurrezione contro la scelta di Veronesi e soprattutto sul doppio incarico che ricoprirebbe, essendo senatore in carica. Eppure che l’oncologo fosse a favore del ritorno al nucleare non è una novità. “Mi affascina il pensiero che un neutrone scagliato contro un atomo di uranio possa far scaturire una quantità di energia così gigantesca da risolvere buona parte del fabbisogno energetico del mondo – ha detto il professore – il nucleare può affrancarci dalla dipendenza dal petrolio”. E nel centrosinistra non è l’unico a pensarla così: l’astrofisica Margherita Hack ha più volte manifestato il suo favore nei confronti dell’energia atomica e un nutrito gruppo di intellettuali, scienziati, imprenditori e parlamentari dell’area Pd hanno scritto una lettera a Bersani due mesi fa, chiedendogli di non chiudere la porta al nucleare. “Siamo l’unico Paese del G8 che non produce energia atomica – si legge nella lettera – l’Europa produce circa il 30 per cento della sua energia elettrica con il nucleare. Nell’Europa dei 27 ben 15 Paesi possiedono impianti nucleari e 12 hanno annunciato nuovi piani di espansione. Paesi, un tempo considerati in via di sviluppo, come la Cina, l’India, il Brasile sono fra i primi investitori mondiali in nuovi impianti. E grandi paesi produttori di petrolio stanno oggi lanciandosi convintamente nella costruzione di nuove centrali”. Tra di loro c’è Chicco Testa, convinto antinuclearista all’epoca del referendum, a capo del Forum nucleare italiano oggi: “In questi 20 anni sono cambiate molte cose – spiega Testa – nel mondo ci sono tre miliardi in più di nuovi consumatori di energia. L’inquinamento da CO2 vent’anni fa era un tema meno conosciuto, e soprattutto le fonti rinnovabili non sono la soluzione al problema del fabbisogno”. Secondo lui la scelta di Umberto Veronesi è giusta. E all’obiezione sulla difficoltà di smaltimento delle scorie, Testa risponde convinto: “Ci stiamo costruendo un grande alibi per dire che non si può fare niente, è la giustificazione che diamo alla nostra inadeguatezza. Per quanto riguarda le scorie, complessità tecnologica significa anche favorire processi qualitativi elevati”. A patto che ci siano. E Bersani non è l’unico a dubitare di questa carenza. “Come direbbero gli americani, io nutro nei confronti di questa scelta di Veronesi un sincere disagreement – dichiara Ignazio Marino, altro esponente democratico proveniente dal mondo scientifico – perché sul nucleare ho una posizione sostanzialmente diversa. Veronesi lo ritiene inevitabile, io credo che dovremmo guardare alle risorse immediatamente disponibili che possiamo rendere tali. Secondo gli scienziati nel mondo c’è un’energia che proviene dal sole 10 mila volte superiore al consumo necessario oggi e che sarà lì per altri 4 miliardi di anni. Il nucleare – spiega ancora Marino – è pericolosissimo e ha un problema irrisolto, che il nostro nobel Carlo Rubbia spiega molto bene: non esistono sistemi per lo stoccaggio quando le centrali vengono spente. E se io non metterei mai in dubbio una parola di Veronesi sui tumori, sulla fisica nucleare sinceramente mi fido più di Rubbia”. E per spiegarsi meglio Marino fa un esempio internazionale: “Il governo inglese, che basa le proprie decisioni sull’esame razionale dei problemi, ha deciso di rinviare lo stoccaggio del materiale nucleare giunto alla fine del ciclo vitale perché lo ritiene pericoloso per la salute e gli scienziati oggi non conoscono un metodo sicuro”. In pratica sanno come costruire le centrali, ma non come smontarle. “E sapete di quanti anni hanno rimandato lo smaltimento? Di cento anni”.

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