“Global Britain”, Theresa May rilancia Brexit e saluta Bruxelles

di Lorenza Formicola 18 Gennaio 2017mays_brexit
Una Brexit senza compromessi. Per annunciarla, Theresa May, il premier inglese, ieri si è messa il vestito per le occasioni che contano, un tailleur in tartan di Vivienne Westwood. Lo stesso con il quale comunicò agli inglesi la sua candidatura alla guida del partito conservatore, e quindi della Gran Bretagna. Molto “british”, molto “confidence”, come la parola che ha ripetuto spesso nel discorso di divorzio da Bruxelles. L’inquilina di Downing Street ha quindi comunicato al mondo chi sarà a pagare gli alimenti. E, in barba agli intellettuali del pianeta che già speculavano su una finta Brexit, la “signora Forse” (come l’aveva definita in modo provocatorio l’Economist), ha fatto venire un’orticaria difficile da guarire a media, giornaloni e politici aggrappati al mondo che fu.

Avanti con Brexit, senza compromessi, dunque. Parola di May. Parlando alla Lancaster House di Londra, una delle sale più celebri della storia britannica, davanti ad un pubblico di diplomatici, May ha svelato la posizione netta e determinata che il Regno Unito intende adottare nei negoziati con l’Ue per l’uscita dal ‘club dei ventotto’. Niente mezze misure. Fuori da tutto. Anche dal mercato unico e dalla Corte di giustizia europei. La priorità? Sicuramente il controllo sugli ingressi degli immigrati. Se per i media e i benpensanti la volontà popolare espressa nel referendum del 23 giugno, come per quella delle elezioni presidenziali statunitensi, era qualcosa da trascurare, un’accozzaglia (cit.) di gente brutta e cattiva, il primo ministro britannico ha dato un chiaro segnale di volerla rispettare fino in fondo.

Insomma, con le regole di buon vicinato sappiamo come si fa: “tra amici e buoni vicini” collaboreremo nella lotta alla criminalità e al terrorismo, ma ‘goodbye’. A Theresa May sono bastati dodici punti per mandare all’aria mesi di speculazioni blasonate e terrorizzanti allo stesso tempo. Perché la Gran Bretagna non vuole un’adesione parziale. “Non vogliamo adottare un modello già adottato da altri paesi”, ha dichiarato apertamente. E allora niente modello Norvegia (fuori dalla Ue ma dentro il mercato comune), no al modello Svizzera (una forma di associazione al mercato comune) o a quello turco (fuori dal mercato ma dentro l’unione tariffaria doganale). L’idea è di creare una “Global Britain”, che sia “più forte, giusta, unita e rivolta all’esterno”, ma soprattutto libera dai vecchi legami con Bruxelles. A partire proprio e soprattutto dal mercato unico.

Fra i dodici punti del piano May c’è, infatti, un accordo di libero scambio con l’Europa, che possa permettere alle imprese del Regno di continuare a operare senza problemi nel loro principale mercato. Immaginado forse i ricatti e i mezzucci di Bruxelles, May ha fatto presto pure a mettere in guardia gli europapaveri: davanti a eventuali tentativi di mettere il bastone tra le ruote al Regno Unito, per attirare investitori da tutto il mondo, Londra potrebbe adottare un regime a bassa tassazione. E poi, che ognuno faccia le sue valutazioni. Ai cittadini comunitari già residenti in Gran Bretagna ha voluto ribadire la volontà di garantire lo status – e quindi la garanzia di rimanerci a tempo indeterminato -, ma per l’immigrazione extracomunitaria fuori controllo ha promesso nuovi controlli alle frontiere. Certa di poter contare su Trump, che sta per insediarsi alla Casa Bianca.

E se il leader Labour, Jeremy Corbyn, attacca May sul rischio che alla fine la Gran Bretagna si trasformi in una “economia offshore”, rifugio di evasori che scappano dai Paesi europei, da Bruxelles tacciono fragorosamente. Mentre a Berlino il governo tedesco cerca di fare buon viso a cattivo gioco, dicendo che almeno ora “c’è un po’ più di chiarezza sui piani britannici”. Ma la Merkel già suda freddo. Non le bastava Trump … Una certezza in ogni caso c’è, nonostante da giugno si ripeta che mercati, sterlina ed economia della Gran Bretagna, rischiano di crollare. Dopo le parole del primo ministro, la moneta inglese e la Borsa si sono ulteriormente rafforzate.
Commenti
Ad ogni modo……….

Inviato da Sandro Cecconi (non verificato) il 18/01/2017 – 16:29
Le critiche ricevute dalla May dai soliti noti del tutte campate in aria. E tanto per non farci mancare niente, oggi un quotidiano italiano ha pubblicato un editoriale di Bill Emmott -sì, Sig.ra Formicola, proprio coluiche non he ha mai azzeccata una che è una in ogni suo editoriale -. Ovviamente anche oggi ne ha sparate a iosa di previsioni fasulle. Meglio cambiar discorso e stare al tema Brexit.

Iniziamo con il dire che la May si è giustamente lasciata aperta la porta per un eventuale rientro in quanto ha affermato che l’eventuale parola definitiva sarà in piena responsabilità dei due rami del Parlamento della Gran Bretagna. La chiave di lettura che ho dato e continuo a dare èche lei era e continua ad essere favorevole al remain del suo paese nella UE ma ha dovuto prendere atto della volontà del proprio popolo che si è espresso in modo libero per l’exit che per ciò che ho potuto leggere è stato favorito trasversalmente da membri di ogni partito.

Pertanto preso atto del risultato referendario sta cercando di trovare la strada giusta da percorrere per far avere i minori danni possibili da questo eventuale futuro distacco.

I 12 punti individuati certamente sono quelli giusti, ma l’uscita non potrà essere indolore. Pertanto personalmente ho iniziato ad osservare con estrema attenzione quanto sta accadendo e quanto accadrà d’ora in poi.

Il problema dell’attuale UE, ne sono più che convinto e sicuro, non è l’€ e la stessa UE. Il male assoluto è la sciatteria intellettuale e culturale della totalità dei politici europei che hanno lasciato per proprie colpe gravissimi che l’Unione diventasse germanocentrica. E’ questa la più grande e grave colpa della situazione attuale europea. L’Italia, poi, è stata e continua ad essere, considerata una “palla alpiede” solo per il motivo che i vari governicchi, tutti nessuno escluso, non si sono minimamente curati di programmare un rientro dal debito pubblico. Anzi, non hanno fatto altro che far lievitare a tali livelli assurdi con gravissimo nocumento allo sviluppo di questa povera Italia. Una situazione mostruosa e impietosa che sta a dimostrare la totale incapacità dei politicanti italiani di guidare e amministrare il nostro paese.
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