LA COSTITUZIONE E LA GRANDE BELLEZZA – LETTERA APERTA ALLA MINISTRA BOSCHI SULLA RIFORMA COSTITUZIONALE IN CORSO SPEC. SENATO | 28 SETTEMBRE 2015 | 5 | DI ROBERTA DE MONTICELLI (*)

Gentile signora Ministra,

non sono che una cittadina priva di competenze specifiche in materia costituzionale – oltre a quelle richieste a ogni cittadino, con il dovere di conoscere il patto fondamentale che ci lega gli uni agli altri attraverso l’assunzione dei nostri doveri e dei nostri diritti. Di conoscere e rispettare il patto fondamentale di cittadinanza, la Costituzione.

Ma è proprio in base a questo dovere che le scrivo, signora Ministro, per esprimere il dolore profondo e lo sconcerto, che numerosissimi cittadini come me provano nel vedere demolito un altro pezzo della nostra Carta (57 articoli su 85). Non per essere sostituito da regole migliori, che cioè migliorino la qualità della vita democratica, nel suo aspetto di processo di formazione e attuazione delle decisioni che riguardano tutti noi; ma – al contrario – da disposizioni farraginose e incomprensibili, che mostrano – fin nella tessitura prolissa e sgrammaticata – l’assenza di un principio ispiratore intelligibile, a parte il mantra “abolizione del bicameralismo perfetto”.

Riporto qui solo alcuni degli argomenti che sono stati pubblicamente sollevati contro il metodo e il merito di questa riforma.

I promotori non hanno titolo a questa riforma. La prima fonte di questa obiezione è Piero Calamandrei, secondo il quale “Nel campo del potere costituente il governo non può avere alcuna iniziativa, neanche preparatoria”. “Quando l’Assemblea discuterà pubblicamente la nuova Costituzione, i banchi del governo dovranno essere vuoti”. Come ci ha ricordato Sandra Bonsanti (http://www.libertaegiustizia.it/cat/spec-senato/, 11/09/15). La seconda è la Corte costituzionale, che ha dichiarato incostituzionale la legge con cui l’attuale Parlamento è stato eletto, privandolo dunque della piena e chiara legittimità che una riforma costituzionale esige. “Le costituzioni sono al servizio della legittimità della politica e una costituzione illegittima non può che produrre politiche a loro volta illegittime” (G. Zagrebelsky La terza, siamo noi cittadini: l’ultima volta che ho votato per il suo partito, signora Ministro, il programma era completamente diverso, e l’idea di una riforma costituzionale – di questa portata poi! – mai è stata messa in un programma elettorale.
Semplificazione delle procedure deliberative? Ma ora ci saranno dieci diversi procedimenti legislativi, complicati dall’assenza di chiarezza sulla linea di confine fra materie statali e materie regionali, generatrice di infiniti litigi. Perfino l’accordo raggiunto fra maggioranza e minoranza del suo partito (strana assemblea costituente, anche questa: e gli altri?) aumenta la confusione: la prima metà di un comma dice che i Senatori li “eleggono” i Consigli regionali, e la seconda metà che li “scelgono” gli elettori. Davvero sembra che ci si sia lottizzati anche i commi: il pensiero politico espresso da questo linguaggio qual è? “Non sembra difficile, inoltre, immaginare una nuova ondata di contenzioso costituzionale, questa volta tra Camera e Senato, in ordine al tipo di procedimento da seguire nei diversi casi (in proposito, il nuovo articolo 70 si limita a prevedere che i presidenti delle Camere decidono, di comune intesa, sui conflitti di competenza: ma, chi assicura che l’intesa sia effettivamente raggiunta?”(cfr. F. Pallante in questo sito, http://www.libertaegiustizia.it/2015/09/14/la-semplificazione-che-complica/)
Se un disegno c’è, sembra veramente uscito dalla mente di uomini piccoli, dall’orizzonte angusto fino a farci soffocare: disinteressati come sono a tutto quello che non è la gestione del loro personale potere nei prossimi pochi anni (dopo di loro può venire il diluvio). Il Senato è quella che la Costituzione italiana pensava come la Camera Alta (il suo Presidente è attualmente colui che esercita le funzioni di Presidente della Repubblica “in ogni caso in cui egli non possa adempierle”, Art. 86). La riforma lo rimpicciolisce a un “camerino” di interessi locali, spesso interessi personali di pura sopravvivenza giudiziaria. Ma insieme alla legge elettorale, l’intera riforma “costituzionalizza” l’umiliazione del Parlamento e rimette nelle mani dei piccoli arbitri dei piccoli uomini al potere di fatto la quasi totalità della decisione su ciò che “deve” essere. “La maggioranza deve essere prona, l’opposizione spuntata, le Camere sotto la sferza come vecchi ronzini ai quali si detta addirittura l’andatura (il “timing”) e il percorso (la “road map”). Il presidente del Consiglio usa un linguaggio sprezzante nei confronti di chi non ci sta (“ce ne faremo una ragione”; “asfalteremo”; “piaccia o non piaccia”, “porteremo a casa”, ecc.). La qualità del linguaggio è un segno spesso più eloquente di tanti discorsi programmatici” (G. Zagrebelsky, http://www.libertaegiustizia.it/2014/08/06/la-costituzione-e-il-governo-stile-executive/). Ma “Se questo è l’obiettivo, si tratta non di riforma ma di capovolgimento della Costituzione.” (Ibid.)
Nessun ascolto, neppure una risposta o una controcritica alle molte virtuose alternative a questo “bicameralismo confuso” – citiamone due fra molte: quella di Zagrebelsky, dopotutto Presidente emerito della Corte Costituzionale, che optava per un modello di Senato come custode dei valori, e quindi non certo del passato, ma della nostra residua speranza di futuro, a fronte della dissipazione e dell’appropriazione privatistica di beni comuni con cui le consorterie d’affari e politica si stanno mangiando l’Italia. E quella di un Senato delle competenze, sul quale ribatte da più di un anno, ad esempio, un grande giornale non proprio giacobino (vedi la propposta di A. Massarenti discussa qui: http://www.phenomenologylab.eu/index.php/2015/09/quale-democrazia-il-senato-delle-competenze/).Aggiungerei, in particolare, delle competenze morali e della “garanzie” – di una minima decenza pubblica: in un paese dove se un candidato incandidabile per legge viene eletto, nessuno si stupisce che la legge venga messa da parte, e l’eletto governi una regione, dove un parlamentare viene sottratto al giudizio (in cambio di inconfessabili accordi) anche se ha dato dell’orangutango a una persona di colore.

Ecco, signora Ministra, le scrivo nella speranza che trovi infine il modo di rispondere a queste obiezioni. Non a me, ovviamente – ma a tutti i cittadini che vorrebbero proporgliele e non hanno voce o non trovano ascolto. Perché non ricordo sia uscita dalle sue labbra un argomento in difesa della “sua” riforma diverso dal seguente: “Non ci faremo fermare da nessuno”. Ma se il solo argomento resterà questo, mi lasci concludere, gentile Ministra: è un vero peccato che lei sia così bella. Perché la sua riforma, e i suoi argomenti, rappresentano invece il volto di una democrazia sfigurata (Copyright Nadia Urbinati 2014, consiglio lettura). Cioè della bruttezza senza riscatto di ciò che resterà della nostra Costituzione – del solo bene pubblico affidato alla nostra già così fragile coscienza civile. La sua grande, italiana bellezza, gentile Ministra, sarebbe solo l’ultima, sottile menzogna.

(*) Roberta De Monticelli fa parte del Consiglio di Presidenza di LeG

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2 Risposte

  1. luciano ha detto:

    Leggere questo commento quasi disperato, e’ come vedere qualcosa di privato che viene sottratto al suo possessore, questa volta non e’ qualcosa di materiale bensi’ qualcosa di valore estremo, cio’ che ci fa essere fieri del nostro paese, ma qui’ questa peculiarita viene macchiata e villipesa da chi , non solo non ha titoli, ma nemmeno competenza, etica e rispetto per il prossimo…… Dinnanzi a questa rapina non si puo’ rimanere impassibili, bisognerebbe urlare, urlare ed ancora urlare………, tanto per evitare di essere fraintesi e dimenticatiti…..

  2. ricostruirestatoepartiti ha detto:

    E’ vero: dinanzi a questa rapina non possiamo rimanere fermi e muti, dobbiamo urlare , urlare e urlare ancora per non farci sommergere in un mare di fango …