«La Costituzione non legittima il nostro invio di armi in Ucraina»

https://avvenire-ita.newsmemory.com/«Dalla guerra si esce investendo sulla pace, non finanziando la guerra». Gaetano Azzariti, docente di Diritto costituzionale all’Università La Sapienza di Roma, indica in una grande conferenza di pace l’unica via d’uscita dal conflitto, «nello spirito di Helsinki », la conferenza del 1975 convocata per superare la logica dei blocchi.

Come giudica le scelte dell’Italia?

Non vedo alcun aggancio costituzionale che giustifichi la partecipazione in diverse forme al conflitto ucraino, tanto meno attraverso la fornitura di armi.

Sull’articolo 11 ci sono diverse interpretazioni.

È chiaramente finalizzato alla pace, al ripudio della guerra, e anche le limitazioni di sovranità che prevede sono funzionali, basta leggersi gli atti dell’Assemblea costituente, a perseguire la pace fra le nazioni, quindi vanno riferite all’Onu, e non anche alla Nato, che non esisteva ancora e ha in ogni caso una finalità diverse, di tipo difensivo. Queste cessioni di sovranità vanno interpretate alla luce dello Statuto dell’Onu.

Altri articoli prevedono, in alcuni casi, la guerra, si obietta.

L’articolo 52 parla del diritto di difesa della propria patria, il 78 dà una centralità al Parlamento nel deliberare lo stato di guerra, «conferendo al Governo i poteri necessari», e c’è poi il ruolo di garanzia del capo dello Stato nell’articolo 87. Infine il 60 prevede la proroga delle Camere in caso di guerra. Ma tutti riguardano una guerra chiaramente difensiva. Presuppongono due condizioni che non ci sono. La pri- ma è la difesa del nostro territorio, la seconda la proclamazione dello stato di guerra che non c’è stata, per fortuna, e nessuno auspica. Non vedo possibile applicare questi criteri, per analogia, al caso ucraino.

Siamo in guerra, secondo lei?

Non l’abbiamo deliberato e dunque non lo siamo, anche se il concetto di guerra sta cambiando. Persino Putin afferma che la sua non è una guerra, ma un intervento di «polizia speciale», il che è falso. Ma mi sembra anche un po’ ipocrita, francamente, che si sia parlato di interventi umanitari in relazione al Kosovo o alla prima e seconda Guerra del Golfo. La verità è che, ormai, le guerre non si dichiarano più.

E dallo Statuto Onu che cosa emerge?

La responsabilità della guerra è da attribuire alla Russia, in base all’articolo 2 quarto comma, mentre l’articolo 51 indica come legittima la resistenza ucraina, in base al principio di autotutela. Ma queste disposizioni non riguardano le nazioni non belligeranti.

E che cosa si può fare, allora?

Gli articoli 51 e 54 impongono di dar luogo a «iniziative straordinarie» che siano «finalizzate alla pace e alla sicurezza internazionale» e a cercare una «soluzione pacifica». L’obbligo della altre nazioni non è di far proseguire la guerra, ma di mettere in atto iniziative politiche e diplomatiche per farla cessare.

Le iniziative di pace sembrano invece esaurite.

Ci sono tante iniziative a sostegno della legittima resistenza ucraina, ma vedo una totale assenza sul fronte principale, indicato dall’Onu. Non si può pensare che la pace la siglino l’aggredito e l’aggressore. Al massimo si conseguirà una resa, più o meno onorevole per l’aggredito, senza nessuna prospettiva duratura, in un contesto che continuerà ad essere di insicurezza internazionale.

Che strada indica?

Una conferenza internazionale che includa tendenzialmente tutti gli Stati del mondo. L’assemblea dell’Onu ha aggregato ben 140-141 Stati in diverse deliberazioni per far cessare il conflitto, da lì bisogna ripartire. Non può essere uno Stato retto peraltro da un autocrate, come la Turchia, a portare avanti le ragioni della pace e proporsi come mediatore. Così non se ne uscirà mai. Bisogna fare i conti con i nuovi equilibri geopolitici. L’aumento delle spese militari, il rafforzamento della Nato porteranno solo a inasprire la contrapposizione e a favorire la saldatura di un asse asiatico. Così ci dirigiamo velocemente contro un muro.

L’Italia che cosa può fare?

Un’iniziativa nei confronti della Ue sarebbe utile, anzi necessaria. L’Europa può avviare un processo, ma da sola non basta, dovrà rivolgersi non solo ai suoi alleati naturali, muovendosi nello spirito che Aldo Moro a Helsinki interpretò da ministro degli Esteri, andando oltre la logica dei blocchi. Servono la Cina, l’India, i Paesi emergenti. Tutte le nazioni hanno interesse a ristabilire la pace, la sicurezza internazionale serve a tutti. E di fronte a un’iniziativa a tutto campo nessuno avrebbe interesse a starne fuori. Dopo le tante tragedie e guerre diffuse non si può più continuare a lasciare le cose come stanno. Occorre sciogliere questa tensione internazionale e trovare nuovi equilibri per assicurare un pace duratura tra le nazioni.

Secondo lei è stata violata la Costituzione?

Diciamo che la abbiamo aggirata, rimossa. E le abbiamo fatto dire cose che non dice.

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Il giurista Azzariti: la via d’uscita?

Una grande conferenza di pace come Helsinki nel 1975

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