LA FARSA DEL VOTO DEGLI ITALIANI ALL’ESTERO ( Guadagnini)

Abbiamo deciso di depositare un atto di citazione presso il tribunale di Venezia contro le procedure di voto per corrispondenza degli italiani all’estero in quanto la procedura prevista viola palesemente l’art 48 della Costituzione.
La pensa così anche l’ambasciatore Cristina Ravaglia (direttore generale del ministero degli Esteri per gli italiani all’estero) la quale, dopo le elezioni politiche del 2013, manda una nota all’allora ministro degli Esteri Giulio Terzi, nella quale scrive che il sistema di voto è: “totalmente inadeguato, se non contrario ai fondamentali principi costituzionali…” e ancora: “quello per corrispondenza è soggetto come evidente a una serie di variabili incertezze (quali l’affidamento ai sistemi postali locali, il pericolo di furti, incette, pressioni, compravendite, sostituzione del votante ma non solo)”.

Tutte cose che puntualmente succedono, come sanno quelli che hanno un minimo di esperienza sulla questione.
Quando una scheda viene recapitata a domicilio sfugge dal controllo di chiunque: quindi la regolarità del voto è affidata all’onestà del votante. Ma questo ‘standard’ è insufficiente e quindi inaccettabile. La Costituzione all’art. 48 afferma che il voto deve essere personale, eguale, libero e segreto.
Nessuna di queste caratteristiche viene garantita:
– non è “personale”, in quanto non c’è alcun controllo durante l’esercizio del voto, e di conseguenza una persona può votare al posto di un’altra;
– non è “uguale” poiché votare all’interno di un seggio non è la stessa cosa che votare in un luogo stabilito a piacere dopo aver ricevuto la scheda per posta;
– non è “libero”, in quanto la garanzia della libertà di voto si concretizza nell’assicurazione di poter esercitare tale diritto senza subire pressioni o minacce, fisiche o psicologich Egreto”, in quanto solo un seggio può garantire (e, purtroppo, nemmeno sempre) la segretezza del voto, tenuto anche conto che la segretezza non opera solo internamente, a tutela dell’elettore, ma anche esternamente, a tutela della legittimità delle operazioni elettorali in quanto è necessario che tutti gli elettori siano ragionevolmente certi della effettiva segretezza del voto espresso da ciascuno.
Affidare le sorti di un paese – che si tratti di elezioni politiche o di referendum costituzionale poco rileva – al voto per corrispondenza, rischia di rendere ridicolo l’esercizio della democrazia.
Il gioco democratico, per essere credibile, deve prevedere regole del gioco certe ed uguali per tutti, altrimenti la democrazia diventa una farsa anti-democratica.
Antonio Guadagnini
SiamoVeneto

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