La responsabilità delle parole!
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Ascoltando Don Ciotti nell’ultima sua intervista questa sua affermazione mi ha fatto molto riflettere sul fatto che quando si fa uso delle parole a queste poi devono corrispondere fatti e comportamenti che li sostanzino. Se alle parole diamo un significato diverso dal loro proprio è chiaro che ci assumiamo una responsabilità.
L’uso della parola rimborsi che i partiti hanno sostituito a quella autentica di finanziamento costituisce un vero e proprio aggiramento della volontà degli elettori, che avendo bocciato con un referendum il finanziamento pubblico ai partiti si sono ritrovati di fatto a dovere pagare un conto più salato sotto altro nome e che incide sulla nostra economia in maniera molto più pesante rispetto a prima.
Se poi guardiamo a quello che sta venendo fuori nei confronti di Lega e Margherita non possiamo che prendere atto della truffa ai danni di noi Italiani.
La politica, dobbiamo prenderne atto, non è più da molti anni servizio per il bene comune, ma ricerca del proprio esclusivo bene da ottenere in modo subdolo anche con l’inganno delle parole e credo che in questo nessun partito fa eccezione.
Se ci facciamo caso in questi ultimi anni di governo della destra e con berlusconi in particolare abbiamo assistito inermi all’uso distorto delle parole a cominciare dalla parola libertà, che la sinistra si è fatta strappare senza fare nulla per riprendersela con il suo vero significato . La troviamo scritta, infatti, sul simbolo del PDL, che tutto può dirsi tranne che un popolo amante della libertà.
Questa distorsione dell’uso delle parole è diventato ormai un problema serio che non aiuta a capire lo scempio che ci troviamo a dovere fronteggiare anche sul piano sociale.
Si parla d’amore, di amicizia, di fiducia senza avere la minima percezione del significato profondo di queste parole ed in nome di queste parole dal significato spesso capovolto di chi li propone e ne fa uso. Così si è finito per non capire più cos’è il loro vero significato e che cosa presuppone l’uso delle stesse.
Insomma sembra di stare in una torre di babele dove ognuno parla una lingua diversa, perché diverso è il significato che ognuno dà a quelle parole a seconda dell’appartenenza o della propria convenienza. Capita spesso anche nel lavoro e nelle relazioni con gli altri. Mi è capitato, in ambito giudiziario di dovere spiegare il vero significato di parole il cui significato era stato completamente capovolto, figuriamoci!
In queste condizioni è chiaro che si può manipolare tutto e tutti pensano di avere ragione, a volte per ignoranza totale del significato delle parole a volte per opportunismo.
In questo i nostri politici sono maestri: parlano di sviluppo e ci ritroviamo in recessione; parlano di equità e ci ritroviamo più diseguali che mai; parlano di giustizia e ci ritroviamo in mezzo a profonde ingiustizie; parlano di dare lavoro ai giovani e lasciano gli anziani al lavoro fino alla soglia della tomba. Potremmo continuare all’infinito, ma mi fermo qui.
Quel che è certo è che se non cominciamo a capire che bisogna cambiare davvero e che per farlo dobbiamo cominciare da noi tutti, ma proprio tutti, rinnovando la nostra coscienza, cominciando con il pretendere da tutti di dare a tutte le parole il loro vero ed autentico significato, che per essere tale deve poi corrispondere alla concretezza dei fatti e delle azioni .
Palermo 12.4.2012