La Sicilia cancella i beni Culturali.


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L’attacco al nostro patrimonio pubblico sembra sia diventato l’obiettivo principale della
politica.
E’ di questi giorni l’ultimo assalto al patrimonio pubblico per mano di Musumeci e della sua giunta. Con una semplice disposizione amministrativa – delibera del 10 marzo
scorso- la giunta Musumeci ha di fatto soppresso le sezioni specialistiche delle
soprintendenze, demolendo la competenza disciplinare cara al Codice dei Beni culturali e del paesaggio, facendo in un colpo solo carta straccia delle normativeregionali (nn. 116/1980 e 17/1991) e statali.
Sono state eliminate le unità specialistiche e riorganizzata de facto tutta la macchina amministrativa di Palazzo d’Orléans.
Le unità disciplinari sono state soppiantate da due sezioni ibride, creando così una mescolanza di tutte le competenze rette da un dirigente generico ai beni culturali: una per i beni architettonici e storico-artistici, paesaggistici e demoetnoantropologici, e
l’altra per i beni archeologici, bibliografici e archivistici.
Una scelta politica disastrosa quella di depotenziare le soprintendeze piuttosto che risolvere i problemi di carenza di strumenti, personale e fondi.
Così facendo si è dato un colpo di grazia su ciò che resta dei presidi a tutela del patrimonio culturale, concepiti in Sicilia alla fine degli anni Settanta.
Questa delibera va ritirata, come chiesto da Ana, e a cui noi di Generazioni Future Sicilia ci associamo, ritenendo che “un’amministrazione regionale che squalifica sé stessa delegittimando e appiattendo le competenze dei propri dipendenti si schiera obliquamente con la speculazione e la distruzione del territorio, piuttosto che adempiere con decisione al proprio dovere costituzionale di custodia e difesa del patrimonio e del
paesaggio” che sono beni comuni di tutto il popolo, che la politica ha il dovere costituzionale di custodire.
Anche Adele Maresca Compagna, presidente di ICOM Italia, in una lettera aperta indirizzata al governatore Nello Musumeci e a Samonà esprime forte preoccupazione per la soppressione di numerose unità operative tecniche.
E’ bene ricordare comunque che i nostri mali vengono da lontano e che spesso ad aprire la strada a questi disastri sono stati proprio politici che si definiscono di sinistra. Infatti, dobbiamo a Crocetta l’apertura della strada che ha portato a questo drammatico scenario già nel 2016 quando è stato deciso di accoppiare : i beni i beni storico-artistici mentre quelli paesaggistici vennero accorpati a quelli demoetnoantropologici, iniziando così a
sacrificare competenza e professionalità, con grave danno per il nostro inestimabile patrimonio culturale.

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