L’intesa è una volgare truffa

di Massimo Villo
19.9.2015, 23:59
Fan­fare e rulli di tam­buro annun­ciano la pos­si­bile intesa nel Par­tito demo­cra­tico. Ma è vera glo­ria? L’intesa in sé riguarda seg­menti di ceto poli­tico e forse la sorte del governo. Que­stioni impor­tanti, certo. Ma quel che conta è la qua­lità dell’intesa, il suo con­te­nuto e l’effetto ultimo sulle isti­tu­zioni e sul paese.
Da que­sto punto di vista i troppo buoni direb­bero che la mon­ta­gna ha par­to­rito il topo­lino, i pacati e gli equa­nimi che siamo di fronte a una truffa volgare.

A quel che si trae da noti­zie di stampa, l’accordo pre­vede che la durata del man­dato dei sena­tori coin­cida con quella degli organi delle isti­tu­zioni ter­ri­to­riali dai quali sono stati eletti, su indi­ca­zione degli elet­tori in base alle leggi elet­to­rali regio­nali. Quanto alla coin­ci­denza del man­dato sena­to­riale con la durata di organi ter­ri­to­riali regio­nali o locali, nulla quae­stio. È un prin­ci­pio che potrebbe essere reso com­pa­ti­bile anche con l’elezione popo­lare diretta dei sena­tori. I pro­blemi ven­gono dopo.
Si rileva infatti che i sena­tori sono eletti dagli «organi delle isti­tu­zioni ter­ri­to­riali». Dun­que, non dai cit­ta­dini nell’ambito ter­ri­to­riale di rife­ri­mento. Con que­sto si riba­di­sce il no all’elezione popo­lare diretta dei sena­tori, e si affida al con­si­glio regio­nale il potere di sce­gliere i rap­pre­sen­tanti in senato. Una con­ferma si trae dal fatto che agli elet­tori si attri­bui­sce «l’indicazione». E, secondo il dizio­na­rio, con tale ter­mine si intende una desi­gna­zione, una pro­po­sta, una segna­la­zione, un sug­ge­ri­mento, non una deci­sione e tanto meno una scelta. I cit­ta­dini «indi­cano», il con­si­glio regio­nale «elegge». Una bella prova di demo­cra­zia met­tere il popolo sovrano in una posi­zione di indi­scu­ti­bile subalternità.
Si aggiunga che il tutto è rin­viato alla disci­plina posta con legge regio­nale, senza alcuna indi­ca­zione di prin­cipi di legge sta­tale o comun­que limiti da osser­vare. Tanto che sarebbe del tutto pos­si­bile una legge per cui il con­si­glio regio­nale scelga i sena­tori in una rosa più ampia for­mata dai can­di­dati alla carica di con­si­gliere regio­nale più votati, giun­gendo in con­creto all’elezione dei sena­tori da parte dei con­si­gli regio­nali al pro­prio interno, senza che la volontà espressa dal voto popo­lare sia in ultimo deci­siva. Volendo evi­tare que­sto, e con­ce­dere al popolo sovrano di sce­gliere i pro­pri rap­pre­sen­tanti, sarebbe quanto meno neces­sa­rio pre­ve­dere in Costi­tu­zione un listino votato sepa­ra­ta­mente e la incom­pa­ti­bi­lità tra le cari­che di con­si­gliere regio­nale e senatore.
Per que­sto, siamo alla truffa vol­gare. Chi legge nel testo il ripri­stino della ele­zione popo­lare diretta dei sena­tori mente sapendo di men­tire. L’essenza del senato voluto da Renzi non è toc­cata, e riman­gono tutte le cen­sure già argo­men­tate su que­ste pagine. Ne gioirà Moody’s, che plaude alla riforma (e potremo ricor­dare che aveva già applau­dito all’Italicum, e cri­ti­cato la sen­tenza della Corte costi­tu­zio­nale sulle pen­sioni). E abbiamo dimen­ti­cato J.P. Mor­gan, che già nel 2013 sol­le­ci­tava ad abban­do­nare le costi­tu­zioni anti­fa­sci­ste del dopo­guerra, inqui­nate da ele­menti di socia­li­smo? I poteri forti della finanza inter­na­zio­nale non si curano della salute demo­cra­tica del paese. Ma il governo della Repub­blica dovrebbe.
Per le riforme ete­ro­di­rette della Costi­tu­zione abbiamo già dato, con l’art. 81 e il vin­colo costi­tu­zio­nale del pareg­gio di bilan­cio. Ma qui vediamo una vicenda di pic­cole mise­rie. Può solo inte­res­sare che, se la pro­po­sta si tra­durrà in un emen­da­mento all’art. 2, que­sto potrà aprire la via anche ad altri emen­da­menti e a nuovi sce­nari di con­fronto par­la­men­tare. Non è infatti pen­sa­bile che la modi­fi­ca­bi­lità dell’art. 2 venga limi­tata al solo emen­da­mento risul­tante dall’accordo interno Pd.
Capiamo, ma non apprez­ziamo, le amba­sce della mino­ranza Pd. Se si piega ha fatto molto rumore per nulla. La media­zione rimane sotto la soglia della decenza. Que­sti corag­giosi — si fa per dire — alfieri della verità e della giu­sti­zia devono pur chie­dersi se accet­tare, magari per il mirag­gio di un piatto di len­tic­chie, sia nel loro inte­resse col­let­tivo e indi­vi­duale. È dav­vero dub­bio lo sia, per la per­dita di fac­cia e di cre­di­bi­lità. Di sicuro, non è nell’interesse del paese.

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