Lo strappo con la Francia

“Attenta Meloni, scontrarsi con Parigi è pericoloso: manco la Le Pen avrebbe fatto un errore così grave”, intervista rilasciata a Il Riformista da Marcelle Padovani a Umberto De Giovannangeli — 12 Novembre 2022
“Giorgia Meloni ha provato a forzare la mano a Emmanuel Macron, con una ‘furbata’ che il presidente francese si è legata a un dito. Nelle relazioni diplomatiche soprattutto quelle ai massimi vertici di governi e stati, la fiducia reciproca è di fondamentale importanza. E ora l’Italia rischia grosso, perché in ballo ci sono i finanziamenti europei per i migranti e ancor più quelli del Pnrr. Per quanto in difficoltà, la Francia ha ancora un forte ascendente sui Paesi europei, in primis la Germania, che contano”. Ad affermarlo è Marcelle Padovani, una delle più autorevoli giornaliste e saggiste francesi, storica corrispondente in Italia del Nouvel Observateur.
Parigi che accusa l’Italia di condurre una politica “disumana” sui migranti. La presidente del Consiglio italiana che ribatte a tono, dicendo di essere rimasta, cito testualmente, “molto colpita dalla reazione aggressiva del governo francese che dal mio punto di vista è incomprensibile e ingiustificata”.
Che sia rimasta colpita non lo metto in dubbio, non ne avrei motivi. Quanto all’incomprensibile, beh, su questo invece ci sarebbe da obiettare…
Vale a dire?
Macron si è trovato di fronte una signora che voleva forzargli la mano, con una nota ufficiale di alcuni giorni fa, per dire grazie al presidente Macron che aveva deciso di ricevere quella nave Ong con migranti a bordo. Una lettera resa pubblica da Palazzo Chigi. Ma questo non era vero. È probabile che ne avessero parlato in modo generico perché il problema non esisteva quando si erano visti. È anche probabile che Macron che intende recuperare credito verso l’Europa del sud, visto che l’Europa del Nord-Est pone parecchi problemi, abbia ammiccato con la nuova premier italiana. Ma un ammiccamento non può essere trasformato in un via libera con tanto di lettera di ringraziamento resa pubblica, al corollario della quale si sono aggiunte le dichiarazioni di altri esponenti nel Governo, a cominciare da Matteo Salvini, che proclamavano la “vittoria” italiana che mostrando fermezza era riuscita più che a convincere a imporre alla Francia di farsi carico di una di quelle navi e delle persone a bordo. Io sono sicura che Macron non ha mai detto alla Meloni noi prenderemo in carico quella nave. Nelle relazioni fra Stati, la forma è sostanza. E le forzature si pagano. La presidente del Consiglio ha inteso forzare la mano a Macron, metterlo di fronte al fatto compiuto per poi intestarsi la vittoria. Peccato per lei che il presidente francese non sia un novellino sprovveduto. E messo alle corde ha fatto scattare una serie di contromisure che mettono in difficoltà non soltanto la signora Meloni ma l’Italia.
Lei che conosce molto bene l’Italia, avendola raccontata in diversi libri di successo oltre che nelle sue corrispondenze per il Nouvel Observateur, come definirebbe la destra che governa l’Italia anche rapportandola alla destra francese?
La destra di Giorgia Meloni è diversa dalla destra di Marine Le Pen. Perché quest’ultima non ha esattamente un passato neo fascista. Non ce l’ha e questo le va riconosciuto. Sul piano personale, Marine Le Pen è, come dire, meno furba di Meloni. La capacità di prendere iniziative, anche azzardate, è più dalla parte italiana che da quella francese. Non si possono paragonare il Front National e Fratelli d’Italia sia per le caratteristiche delle rispettive leader che per il passato. Per il resto c’è invece il fatto che tutti e due i partiti hanno imboccato la strada dell’omologazione. Vogliono essere accettati nella grande famiglia della destra tradizionale, conservatrice. Anche Marine Le Pen ha fatto sbagli enormi come sta facendo Giorgia Meloni. Ma la leader del FN ha alle spalle già tre elezioni presidenziali nelle quali è stata candidata all’Eliseo, ha una corazza più strutturata, mentre la Giorgia è, mettiamola così, un po’ più “giovanotta” con tutto ciò che ciò comporta, nel bene e nel male, Resta il fatto che sono due destre alla ricerca dell’omologazione. E credo che ci arriveranno.
Nell’idea che tu debba sempre indicare un nemico contro cui orientare rabbia, malessere, insicurezza, e che questo definisce la tua identità, lei non trova alcuni elementi di quel “Fascismo eterno” descritto mirabilmente da Umberto Eco in un suo scritto?
Ma questo lo si è avuto anche con i populismi. Che sono stati una risposta del tipo di quella che lei richiama dallo scritto di Eco. Indirizzare lo scontento, la rabbia, la velleità di voler comandare e imporre la propria concezione di “normalità” minacciati dagli altri da sé, beh tutto questo esiste anche nel populismo. Tra il populismo e il fascismo io non saprei dire sinceramente quale sia più pericoloso.
Per tornare allo scontro Italia-Francia e ai rischi in esso insiti…Da italiani dobbiamo preoccuparci?
Proprio tranquilla non mi sentirei di esserlo. Economicamente, e come immagine, direi che l’Italia ha molto da perdere in questo braccio di ferro. Anche la Francia, ma direi di meno.
Più che ad Ovest, l’Italia governata dalla destra sembra guardare ad Est o comunque sembra ricevere da lì i maggiori apprezzamenti. Uno per tutti, Viktor Orban.
Con quello che sta accadendo sul “fronte” migranti, non v’è dubbio che Meloni e il suo esecutivo siano più spinti verso Est. E le reazioni che giungeranno dall’Europa, come in parte stanno già avvenendo, metteranno ancora più in luce questa divisione. Che nasce anche da una grande incomprensione che permane a livello europeo su cosa sia l’Italia. Questo da sempre. C’è una specie di sfiducia di principio che cerca la minima occasione per esplicitarsi.
Ma l’Italia non ci mette del suo per alimentare questa incomprensione?
Probabilmente sì. D’altro canto, l’Italia arriva al consesso europeo con un passato che è molto più complicato di quello di altri Paesi europei. Se si pensa che l’unità d’Italia ha meno di due secoli mentre quella francese ne ha dodici. Quella tedesca ha vissuto alti e bassi ma si è forgiata con delle esperienze tremende, molto più di quelle italiane. L’Italia è forse il Paese più mobile, più malleabile tra tutti i Paesi europei. È un Paese che uno può metaforicamente “conquistare” o può denunciare quando succede una cosa spiacevole. In questo senso, l’Italia è l’avversario o l’alleato ideale.

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