NEL DIBATTITO COMPARE ANCHE IL BENALTRISMO.

Alfonso Gianni
5 h
Francamente non se ne sentiva la mancanza. Un’antica malattia per cui la cosa importante non è mai quella di cui si discute o su cui si decide (come nel referendum del 20/21 settembre) ma ben altro. E spiace che anche un raffinato giurista, come Claudio de Fiores, non si sottragga a questa tentazione. Nel suo articolo sul Manifesto del 30 agosto De Fiores sostiene infatti che “per rilanciare la rappresentanza politica c’è bisogno di più e di altro. A cominciare da una nuova legge elettorale di tipo proporzionale in grado di infrangere una volta per tutte, la retorica della governabilità che continua ad essere significativamente presente in cospicue frange dei due schieramenti referendari”. Eh già, ma invece di fare una legge elettorale il Parlamento (di nominati sulla base di una legge elettorale ingiusta) ha scelto in ossequio ai 5stelle di operare il taglio dei parlamentari. Non è un caso, è una precisa scelta antidemocratica. Tanto è vero che la povera legge elettorale, derubricata a “correttivo” per riequilibrare la pessima riforma costituzionale, è ferma ai blocchi di partenza, per giunta con il piombo sulle ali rappresentato da una soglia di accesso troppo alta (il 5%)e dalle liste bloccate: tale è il “brescellum”). Il “trappolone” di cui parla Bersani è già avvenuto. Consiste nell’avere accettato uno scambio che dovrebbe essere in partenza inaccettabile, tra un pezzo di Costituzioni e leggi ordinarie che per altro non vengono date. Il taglio lineare del Parlamento, mantenendo il bicameralismo perfetto, gli impedirà di funzionare se non come strumento di ratifica dei decreti-legge del governo che già ora imperversano. De Fiores sostiene, riferendosi al referendum, che “qualunque sarà il suo esito sarà un esito legittimo”. Infatti non chiediamo ai cittadini di astenersi, ma di andare a votare No in massa. Perché le conseguenze del voto non saranno uguali per il nostro sistema democratico a seconda se vince il Sì o il No. Infine è curioso che dopo avere detto che non sono i numeri che contano De Fiores si soffermi sulle quantità dei membri del parlamento di altri paesi, citando ad esempio i cento membri del Senato americano. Ma quest’ultimo, entro una unione federale, non rappresenta i cittadini ma gli stati in maniera paritaria. Tanto è vero che ogni stato ha due senatori, così la popolosa California (quasi quaranta milioni di abitanti, precisamente 39,51 milioni) è equiparata, che so io, al Rhode Island, più piccolo della nostra Valle d’Aosta, che di abitanti ne ha poco più di un milione, 1,059 milioni). Quindi Il 20/21 settembre non ci sono alternative valide al NO

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