“NELLA RIFORMA BOSCHI I DIRITTI SONO PARENTESI. ”

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CULTURA | 14 GENNAIO 2016 | 3 | DI SILVIA TRUZZI
Sarebbe strano non aderire, vista la mia storia e le mie convinzioni, che da sempre stanno dalla parte della democrazia”. Così Piergiorgio Odifreddi spiega la sua adesione ai Comitati del No alla riforma Boschi. “Da molto tempo autorevoli giuristi, tra cui Rodotà e Zagrebelsky, sottolineano come questa riforma, insieme alla nuova legge elettorale, rappresenti un vero pericolo per il nostro sistema. Gli elettori, i cittadini, sono sempre più messi tra parentesi: per questo è importante portare avanti e far conoscere le ragioni del No alle riforme”.
Qual è la sua prima obiezione?

La Carta fondamentale è il frutto di un lavoro lungo di mediazione e dialogo tra le forze politiche che parteciparono dal 1946 ai lavori dell’Assemblea Costituente, tra l’altro eletta con un sistema proporzionale. Si poteva fare di nuovo, se proprio volevano modificare la Carta in un modo così incisivo. Così invece avremo una revisione della Costituzione fatta da quel Parlamento su cui, secondo la Consulta, grava il pesantissimo dubbio di illegittimità vista la sentenza sul Porcellum. È incredibile come, noncuranti delle indicazioni della Corte costituzionale, abbiano deciso di intraprendere una riforma costituzionale che tocca principi e garanzie essenziali. Non dovevano arrogarsi, proprio loro, il diritto di cambiare le regole del gioco.

Dicono: la sera delle elezioni si deve sapere chi ha vinto.

Ma che discorso è? Non si può prescindere da come si arriva a questo risultato. Perché se questo è l’unico valore, allora tiriamo una monetina in aria e non pensiamoci più. Il problema è arrivarci in maniera democratica: se il principio di rappresentanza sparisce e viene totalmente eclissato dalla governabilità, che democrazia è? C’erano leggi maggioritarie, come la famosa legge truffa che però era più democratica dell’Italicum: il premio di maggioranza veniva attribuito alla coalizione che otteneva il 50 per cento, a chi la maggioranza l’aveva già. Se nessuno raggiungeva questa soglia, il premio non scattava. Resta il fatto che questo Parlamento è completamente sbilanciato, le minoranze spariscono, i premi di maggioranza sono abnormi. Non si ricorda a sufficienza che la governabilità viene assicurata con questi trucchetti: con una piccola parte del consenso popolare si governa senza contrappesi e garanzie. Non è mai un bene che l’esecutivo prevalga così tanto sul Parlamento.

La Camera di nominati dal Porcellum è composta di deputati disponibili al miglior offerente.

Infatti trionfano i voltagabbana! C’è la corsa a cambiare casacca: sappiamo che negli ultimi due anni e mezzo le migrazioni da un gruppo parlamentare all’altro sono state 325, con 246 parlamentari coinvolti.

Il ministro Boschi ha sottolineato come il fronte del No alle riforme tiene insieme alleanze improbabili: da Berlusconi a Grillo, fino ai giuristi del Comitato per il No.

L’argomento è veramente squalificante. E ricordiamoci che il governo delle Larghe intese, patto politico di cui nessuno ha mai fatto un cenno in campagna elettorale, teneva insieme Pd e Forza Italia, col famoso e fumoso patto del Nazareno, di cui continuiamo a ignorare i contenuti. Chissà perché ci può essere un patto politico di questo tipo e le opposizioni invece non possono votare no a una riforma che non condividono…. L’esecutivo Renzi, che si dice di sinistra, costringe ad alleanze improbabili. Ma quando uno sta al centro, l’opposizione ce l’ha a destra e a sinistra. Aggiungo: non rispondono mai precisamente sulle obiezioni critiche, sui punti messi in rilievo dai costituzionalisti.

Il Fatto Quotidiano, 13 febbraio 2016

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