Non meno, ma meglio!Cari italiani, la vera domanda del referendum è una sola: vi piace questa politica?

Editoriale
Francesco Cundari
Dopo avere provato ben due governi a guida populista, quello grillo-leghista e quello grillo-zingarettista, votare No è l’unico modo rimasto per cambiare davvero. E dare una lezione a tutti
La pseudo-riforma del taglio lineare dei parlamentari è stata varata dalla maggioranza grillo-leghista con l’appoggio entusiasta di Fratelli d’Italia e con la strenua opposizione del centrosinistra, che ha votato contro per ben tre volte, salvo poi, cambiato governo, schierarsi anch’esso a favore (in cambio di alcuni minimi «correttivi», che peraltro non ha ottenuto). All’ultima votazione, alla Camera, i Sì sono stati 553, i No appena 14: i deputati di Più Europa e qualche isolato dissidente (più due astenuti).

Dunque non è esatto dire che una vittoria del No al referendum di domenica rappresenterebbe semplicemente una sconfitta dei cinquestelle o del governo. Rappresenterebbe molto di più. Di fronte alla sostanziale unanimità del voto espresso dalla Camera, una forte affermazione del No rappresenterebbe uno schiaffo a tutti i populisti, di governo e di opposizione, di destra e di sinistra, di antica data e di recente conversione.

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