Paul Krugman: “Atto di mostruosa follia spingere la Grecia fino a questo punto”. Gli intellettuali con Tsipras 2Hot News28 giugno 2015

Paul Krugman: “Atto di mostruosa follia spingere la Grecia fino a questo punto”. Gli intellettuali con Tsipras
Ancora sulla drammatica vicenda greca, sul New York Times è comparso il commento critico del premio Nobel per l’Economia Paul Krugman. Il suo giudizio sulle scelte delle cosiddette istituzioni creditrici, FMI, BCE e Commissione europea, e dell’eurogruppo è durissimo. E parla esplicitamente di “mostruosa follia”. Krugman aggiunge la sua alle tante voci critiche di analisti, intellettuali, personalità della cultura e della politica, europei ed americani, contro la rottura “pilotata” dalla Troika della unità europea. Ecco, per i nostri lettori, la traduzione del commento duramente critico di Paul Krugman.

“Finora, ogni avvertimento su una imminente dissoluzione dell’euro si è dimostrato erroneo. I governi, qualunque cosa abbiano detto durante le elezioni, cedono alle richieste della troika; nel frattempo, la BCE si muove per placare i mercati. Questo processo ha tenuto assieme la moneta, ma ha anche perpetuato un’austerità profondamente distruttiva – fare in modo che pochi decimali di crescita modesta in alcuni paesi debitori oscurassero il costo di cinque anni di disoccupazione di massa.

Dal punto di vista politico, i grandi perdenti di questo processo sono stati i partiti di centrosinistra, la cui acquiescenza nei confronti di una durissima austerità – e di conseguenza l’abbandono di qualunque posizione critica – ha portato loro danni molto più gravi rispetto ad analoghe politiche adottate dal centrodestra.

Mi sembra che la troika – credo che sia giunto il momento di fermare la pretesa di cambiarne la definizione e di tornare al vecchio nome – abbia atteso, o addirittura sperato, che la Grecia fosse la ripetizione di questa storia. O Tsipras si piega a fare sempre la stessa cosa, abbandonando gran parte della sua coalizione, costringendosi ad allearsi con il centrodestra, o il governo di Syriza fallisce. E potrebbe ancora accadere.

Tuttavia, proprio adesso Tsipras sembra non avere alcuna volontà di cadere sulla sua spada, di suicidarsi. Invece, dinanzi all’ultimatum della troika, ha calendarizzato un referendum che chiede se accettarne il piano. Ciò conduce a grande preoccupazione e a dichiarazioni sulla sua irresponsabilità, ma di fatto, Tsipras sta facendo la cosa giusta, per due ragioni.

La prima: se vince al referendum, il governo greco avrà maggiori poteri in virtù della legittimazione democratica, che ancora, credo, è fondamentale in Europa (e se non lo fosse, avremmo bisogno di saperlo). La seconda: finora Syriza si è trovata in una situazione politicamente complicata, con gli elettori furiosi contro le richieste sempre più pressanti di austerità, e la volontà di non lasciare l’euro. È sempre stato difficile considerare come questi desideri si possano riconciliare; e adesso è ancora più difficile. Il referendum, in effetti, chiederà agli elettori di scegliere le priorità, e dare a Tsipras il mandato di fare ciò che deve se la troika dovesse spingersi fino in fondo.

Se me lo chiedete, vi rispondo che è stato un atto di mostruosa follia da parte dei governi creditori e delle istituzioni creditrici spingersi fino a questo punto. Ma lo hanno fatto, e non posso affatto biasimare né incolpare Tsipras per essersi rivolto agli elettori, invece di agire contro di essi”.

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