Petrini gela Renzi: «Ci aspetta una colata di cemento»

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Il fondatore di Slow food è tra gli autori di “Rottama Italia”, un libro denuncia sul decreto Sblocca Italia che ha ottenuto il primo via libera alla Camera: «Persino il Governo Monti, grazie al Ministro dell’Agricoltura Mario Catania, può apparire più progressista dell’esecutivo guidato da Matteo Renzi»
di Luca Sappino
07 ottobre 2014

Petrini gela Renzi: «Ci aspetta una colata di cemento» Carlo Petrini
Il decreto legge Sblocca Italia ha ottenuto oggi il primo via libera dalla Camera dei deputati, dopo che il governo aveva già ottenuto il voto di fiducia: 278 favorevoli, 161 contrari e 7 astenuti. Ora il testo, che scade l’11 novembre, andrà al Senato, portandosi dietro però tutte le polemiche.
Il decreto, infatti, non piace alle opposizioni, a Sel e 5 stelle, e non piace neanche a tutto il Pd. Non piace, come altri provvedimenti del governo, a Giuseppe Civati che ha votato contro e così si è giustificato sul blog: «Mi dispiace per i colleghi che hanno generosamente lavorato per migliorare il testo, e mi scuso con loro se la mia posizione appare irrispettosa, ma l’impianto dello Sblocca Italia non va bene per niente e non è riformabile». Per Civati il decreto «è un omnibus mostruoso», dove però «manca il verde», cioè la tutela del territorio, «e il blu della innovazione vera, che evidentemente» scrive Civati, «va bene per le conferenze ma non per gli atti legislativi».

Nel mirino di chi è contrario, soprattutto, c’è la proroga delle concessioni autostradali, oltre che il via libera, ancora secondo Civati, al «nero delle trivelle del nuovo centralismo petrolifero». «Le larghe intese colpiscono ancora» è l’amara conclusione del deputato Pd, che condivide così le preoccupazioni dell’ex ministro Massimo Bray (che però è solo uscito dall’aula), e le tesi contenute nel libro “Rottama Italia”, dove sedici firme (tra cui lo storico dell’arte Tomaso Montanari, curatore, Bray, l’urbanista Paolo Berdini, l’archeologo Salvatore Settis e il fondatore di Slow food Carlo Petrini) e il vignettista Sergio Staino, indagano il decreto, visto come «un pesante contributo alla devastazione del paesaggio, e un regalo alle lobby».

Proprio lo scritto di Petrini, che è possibile leggere integralmente scaricando gratuitamente il pdf del libro o acquistando l’ebook dal sito di Altreconomia, raccoglie alcuni passaggi molto critici rispetto al governo Renzi.
«C’è stato un momento in cui in molti hanno sperato che la “rottamazione”, al di là delle persone, avrebbe finalmente riguardato un certo modo di fare della politica e di quella parte di mondo dell’economia e delle imprese che vive in simbiosi con essa», scrive Petrini, «certo, nessuno si aspettava un Governo della decrescita felice: sembrava però prossima almeno l’apertura di una stagione politica in cui finalmente, anche nei palazzi di governo, fosse possibile criticare i fondamentali di un sistema che da anni non genera più benessere e ricchezza e a causa del quale, anzi, si è manifestata la più lunga crisi del secondo
dopoguerra».

Una delusione, è Renzi per Petrini, che evidentemente aveva sperato. Non che si fosse, illuso, sia chiaro: «Qualcuno, pur scettico, aveva concesso un minimo credito a questa paventata ondata di novità; qualcuno ci ha creduto un po’ più a lungo». Poi, però, «a mettere d’accordo tutti, a sgombrare qualsiasi dubbio, a svelare la distanza abissale tra gli auspicati buoni propositi e la realtà, ci ha pensato lo Sblocca Italia, in modo particolare per quanto concerne le misure dedicate all’edilizia e alla gestione di beni comuni».

Il giudizio di Petrini è netto e può apparire paradossale: «Oggi persino il Governo Monti, grazie all’iniziativa dell’allora Ministro dell’Agricoltura Mario Catania, può apparire più progressista e innovatore dell’esecutivo guidato da Matteo Renzi». Il fondatore di Slow food ripercorre l’iter, mai concluso, della legge Catania.

E poi dell’iniziativa del governo Letta, arenata come la precedente: «il 3 febbraio 2014, riprendendo in buona sostanza l’impianto della proposta di Catania, fece la sua comparsa un nuovo disegno di legge, ancora una volta promosso dal titolare del dicastero dell’Agricoltura, Nunzia De Girolamo». «Di nuovo» continua Petrini, «non eravamo ancora all’impianto normativo ideale, quello su cui ancora insistono i cittadini che animano i forum per la protezione di quel bene che i padri costituenti vollero scolpito nell’articolo 9 della Carta», ma «sembrava confermarsi quell’indiscutibile cambio di rotta che per anni era stato inseguito senza esito, da tutti quei soggetti che ora iniziavano a partecipare ad audizioni parlamentari e incontri pubblici, dove almeno era possibile confrontarsi sulle diverse ricette che dovevano portarci al traguardo di azzerare il consumo di suolo: l’unico obiettivo credibile per un Paese, come il nostro, che ogni giorno divora 100 ettari di superficie agricola».

Ora, lo Sblocca Italia di Matteo Renzi, è «uno shock assoluto, un ritorno al passato che non ci riporta solo a prima dell’estate 2012: in realtà siamo saliti su una macchina del tempo destinata a farci rivivere tutti i momenti più brutti di una certa storia d’Italia». «Nello Sblocca Italia», spiega Petrini, «non vi è traccia di zero consumo di suolo», né c’è traccia, stranamente, di ciò che ci chiede l’Europa, «degli obiettivi che l’Unione Europea pone agli Stati Membri in termini di gestione del territorio: per Bruxelles si dovrà raggiungere l’occupazione di terreno pari a zero entro il 2050».

«Il Paese che Renzi racconta quando va all’estero a caccia di investitori, di credibilità», nota infine Petrini, «è il Paese fondato sulla bellezza dei nostri paesaggi, sulla diversità dei territori, sulla ricchezza di un patrimonio culturale, che si fondano in larghissima parte nella storia straordinaria, unica e irripetibile della nostra agricoltura e della nostra alimentazione». E come si combina il paese del Made in Italy con quello dello Sblocca Italia?

«Il condensato di opere proposte in blocco senza appello, di forzature, di deroghe alla normativa ordinaria, mi chiedo dove incroci anche solo una delle vocazioni del nostro Paese. Come può motivare un giovane a intraprendere un qualsiasi mestiere legato all’agricoltura, all’artigianato alimentare, alla piccola pesca, al turismo di qualità, tutti quanti messi definitivamente al bando dalla colata di cemento terminale che nel giro di pochissimi anni sarà scatenata dall’approvazione dello Sblocca Italia?».

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