“Il referendum va rinviato”: ora il Pd teme l’effetto-Brexit

Il dem Francesco Boccia propone di rimandare il voto sulla riforma costituzionale alla prossima primavera, dopo il congresso del partito, “per rendere edotto il Paese”
Ivan Francese – Lun, 27/06/2016 – 15:21
Il voto sulla Brexit è andato come è andato e ora il Pd trema. Terrorizzati dalla prospettiva che gli italiani possano bocciare il governo Renzi nel referendum sulla riforma costituzionale, i piddì ora tentano di guadagnare tempo col più classico degli espedienti da bassa politica: tirare a campare.Da tempo si rincorrono le indiscrezioni su una presunta volontà di Matteo Renzi di posticipare il voto di ottobre di qualche mese, dopo la batosta delle amministrative e l’ondata di entusiasmo populista provocata in tutta Europa dalla Brexit. Secondo affariitaliani.it, che cita fonti di Palazzo Chigi, il voto dovrebbe slittare a domenica 4 dicembre. E l’operazione, secondo alcune indiscrezioni, avrebbe addirittura l’avallo del Presidente della Repubblica Sergio Mattarella.

Bisogna fare attenzione, però, a liquidare queste ricostruzioni come mere fantasie: appena ieri, ad esempio, il presidente della Commissione Bilancio della Camera Francesco Boccia ha proposto apertamente di rimandare il referendum alla primavera del 2017.

Evitiamo di replicare l’effetto Brexit sulla politica italiana – ha spiegato Boccia a margine della prima edizione di DigithON, la quattro giorni di maratona delle idee digitali tenutasi in Puglia- Il Partito Democratico deve sostenere compatto le riforme e spiegare con chiarezza che il cambiamento è necessario. Personalizzare il referendum è assolutamente sbagliato, come sbagliato è impiccarsi a una data.” “Sarebbe più opportuno – conclude l’esponente dem – anticipare il congresso del PD, approfondire con schiettezza e anche duramente nel merito il confronto e, solo dopo, affrontare il referendum costituzionale avendo davanti il tempo necessario per rendere seriamente edotto il Paese. Non ci vedo nulla di male se facessimo in autunno il congresso ,e invece, si svolgesse il referendum nella primavera del 2017 dando più tempo agli italiani per capirne le ragioni più profonde, sarebbe un gesto di buon senso. Apprendiamo dagli errori degli altri; pentirsi dopo non serve a nulla”.

Incalzato sul tema dalla stampa, il presidente del Consiglio Renzi ha provato oggi a smarcarsi, ricordando che le tempistiche del referendum sono dettate solamente dalla legge.

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