CARO (SI FA PER DIRE) MINISTRO SPERANZA…

di Raffaella Costi
pubblicato su fb
…di errori se ne fanno, è umano. Ma sbagliare resta sbagliato, soprattutto quando si amministra un Paese di sessanta milioni di persone, perché ci sono errori che lasciano sul terreno il corpo fisico e morale di tanta gente.
All’inizio, quando tutto cominciò, nessuno che fosse in buona fede avrebbe saputo che fare, se non affidarsi un po’ alla scienza e un po’ alla propria intelligenza operativa. I nonni e le nonne morivano a cento alla volta, i sanitari morivano anche loro e il mondo ci stava cadendo addosso. Fu a lockdown avanzato che cominciammo a cantare dai balconi per farci coraggio, come bambini lanciati in un corridoio lungo e buio.
In assenza di un protocollo di cura (che non fosse “vigile attesa e Tachipirina”) e aspettando un vaccino, i medici cominciarono a scriverti, a quaranta, cinquanta alla volta, per dirti che loro, che stavano vicini ai pazienti e li curavano, erano in grado di guarirne la stragrande maggioranza, con farmaci che erano sempre stati disponibili e avevano costi assolutamente sostenibili, evitando ospedalizzazioni e terpie intensive. Ma tu aspettavi il vaccino e facesti orecchie da mercante: già questo non suonava bene. L’estate ci aiutò un poco, ma non fu così per l’autunno.

E i vaccini arrivarono: nuovi, complicati da capire, ma con promesse paradisiache, che grandi scienziati, quelli veri, cominciarono subito a contestare, se i vaccini erano la sola terapia, uguale per tutti, senza distinzione. E a te non passò neanche per la testa di dare ascolto a chi proponeva le necessarie distinzioni, che erano e sono anagrafiche, relative alle condizioni di salute (in ogni specificità), o lavorative, o relative a peculiarità che tu e il CTS non riuscivate neanche a immaginare, ma che esistevano ed esistono, come esiste il principio di precauzione. L’idea di trattare alcuni gruppi di persone col solo vaccino, altri con le sole cure e altri ancora con vaccino e cure non ti sfiorò proprio.
Non solo. La campagna martellante sulla vaccinazione come obbligo sociale non accoglieva opinioni diverse da quelle dei dodici del Cts e tua, fino che il capo del tuo governo riuscì perfino a dire che chi non si vaccina muore. Peccato che moriamo tutti, prima o poi, con o senza vaccino e promettere l’immortalità da vaccino è veramente grossa.
Intanto, cominciavano a uscire studi sull’efficacia e la durata della protezione offerta dai vaccini, da cui veniva fuori, sempre più fuori, che il vaccino “funzionicchia” e che, nel giro di pochi mesi ha bisogno di un’altra dose e dopo un po’ gliene serve ancora un’altra e certamente un’altra ancora, perché ne abbiamo comprato per cinque dosi e non a caso, vero? Sempre che bastino, per come ormai si va confermando la necessità di almeno una dose all’anno.
Ma di cure si continua a non parlare e tu non vuoi che se ne parli. Intanto, la farmaco-vigilanza diventa poco più di una chimera e tanti medici di famiglia vivono in un clima intimidatorio, nel quale hanno paura a segnalare gli effetti avversi gravi e, quando lo fanno, vengono trattati come no-vax, che è una categoria nella quale si fa presto a far entrare di tutto: hai abbastanza lacché per potertelo permettere. E, a causa di quei lacché, se non fosse stato per gente di buona volontà, i vaccinati avrebbero seguitato a pensare di essere perfettamente immuni in eterno.
E tra i lussi che ti concedi, arrivano anche il greenpass e poi il supergreenpass, alla faccia della moral suasion, che sono strumenti di una bassezza mai vista, per obbligare la gente a vaccinarsi e che liberano tutti i sospetti di questo mondo sulla buona fede di chi ha comperato i vaccini e di chi li ha venduti.
Ma tu non hai dubbi, hai soltanto certezze. Beato te, ma poveri noi.
Però poi non ti sorprendere quando vedi nascere la Commissione indipendente “Dubbio e precauzione”. Di te non ci si può fidare.

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