Giovanni Maria Flick all’Huffpost sul caso Tav: “Avvocato Conte, scusi: non siamo in tribunale!”

Intervista al giurista: “Qui non c’è la prescrizione e restiamo senza una soluzione per il Paese. C’è un limite all’ambiguità per tutelare gli equilibri interni”
By Carlo Renda

“Mi scusi, ma secondo lei quella è una soluzione? Per me ci dovrebbe essere un limite all’ambiguità”. Giovanni Maria Flick ne ha viste tante, da giurista e da ministro, ma non nasconde la sua preoccupazione per la gestione del Governo su alcuni dossier fondamentali, come la Tav Torino-Lione. “Ma vogliamo dire che nella gran confusione delle lingue, ieri non è cambiato nulla? Non sono bandi, ma avis de marchés, le clausole di dissolvenza c’erano, i sei mesi di tempo ai Governi per recedere c’erano, era tutto previsto dalla normativa francese sugli appalti. Si sapeva già tutto; volerlo presentare come una soluzione nuova per risolvere la Tav può avere senso per fini politici, ma mi lascia molto più perplesso sul piano generale”.

Dopo la lettera di Giuseppe Conte alla Telt, però, sono tutti contenti.

Io discuto la filosofia alla base di un modo di governare. Vede, le regole e i procedimenti devono servire per arrivare a un risultato, qui sono serviti per non decidere. Ma c’è un limite all’ambiguità per evitare scontri o divisioni, perché in questo modo si disorienta la gente, non è questo il modo per informare l’opinione pubblica, tanto più quando si pensa anche alla soluzione di un referendum.

D’altro canto Giuseppe Conte è un legale, l’Italia è il Paese degli avvocati e delle cause infinite.

Sì, lo abbiamo pensato in molti. A differenza delle cause, però, dove dum pendet rendet (Finchè il processo è pendente, rende), qui finché la causa dura, peggiora la situazione. Oltre a non esserci la prescrizione, non c’è la soluzione. Come le dicevo, qui il metodo ha bloccato il merito: la Tav si fa o non si fa? Perché non abbiamo preso prima una decisione? Cosa può pensare un elettore davanti a questa situazione, come può accettare che abbiano vinto tutti? Forse ciascuno ha perso un po’.

E la soluzione sulla Tav, infatti, è solo rimandata.

La dichiarata ambiguità della lettera del presidente del Consiglio alla Telt è dovuta alla volontà di evitare che si cristallizzi lo scontro e al tentativo di dare a ciascuno nella maggioranza quello che si vuole sentire dire. Resta un pretesto tecnico per perdere tempo e fra sei mesi Dio vede e provvede. Nel frattempo ci sono le elezioni europee e regionali in Piemonte.

Si prospetta un referendum popolare sulla Tav. Come dovrebbe funzionare?

Non ho le idee chiare, come molti altri. Devono essere sentiti i piemontesi che sono i primi a godere, o a soffrire, dell’opera, oppure tutti gli italiani che pagano per la realizzazione del tunnel? Ma a mio avviso c’è un problema più grande, che riguarda anche la riforma che si vuole introdurre sul referendum propositivo: servono condizioni di particolare chiarezza e trasparenza, altrimenti si arriva a risposte falsate. Guardiamo cosa è avvenuto per la Brexit, che oltretutto era un referendum consultivo: il giorno dopo una votazione in cui ha prevalso la via dell’istinto e dell’emozione, si è detto che forse abbiamo sbagliato. Ma pensiamo anche alla consultazione interna ai 5 stelle sul caso Diciotti, quando si votava Sì per fare No e viceversa. Chiarezza e trasparenza sono fondamentali: sono il segreto della nostra Costituzione, che si regge ancora nonostante contenga profili di compromesso, per l’estrema semplicità del linguaggio che consente a tutti di capirla e di seguirla o di rifiutarla.

Nove mesi fa si era fatto anche il suo nome come possibile premier del Governo gialloverde. Con il senno di poi, lo farebbe?

Per carità, io le posso confermare che per governare non mi piacciono i contratti, che sono strumenti tipicamente privatistici. Facilitano il do ut des fra interessi contrapposti, ma non sono il modo per affrontare temi di Governo e risolverli per l’interesse generale. E poi non si può essere l’avvocato del popolo italiano, perché si è sempre avvocato di una delle parti in causa; fra l’altro non credo che nel caso della Tav l’interesse del popolo italiano sia quello di continuare a non decidere e prima ancora di non capire.

Ti potrebbe interessare anche...