In Italia torturare non è reato

IN THE CLOUD
— Matteo Bartocci, 10.6.2010
Tor­tu­rare non è e non sarà un reato penale. Non è uno scherzo di cat­tivo gusto.

E’ la posi­zione uffi­ciale che l’Italia ha assunto di fronte al Con­si­glio dei diritti umani delle Nazioni unite che ha sede a Gine­vra mer­co­ledì 9 giu­gno 2010 al ter­mine del primo esame com­ples­sivo sulla situa­zione dei diritti fon­da­men­tali nel nostro paese. Eppure pro­prio nello scorso aprile l’Italia è stata con­dan­nata per tor­tura e trat­ta­menti disu­mani e degra­danti (unico paese dell’Europa occi­den­tale insieme al Belgio).

Alla fine ci sono i link con tutti i casi di tor­tura in Ita­lia e i docu­menti uffi­ciali dell’Onu.

L’Italia non inse­rirà nel codice penale un reato spe­ci­fico con­tro la tor­tura. Il governo lo ha dichia­rato uffi­cial­mente al Con­si­glio diritti umani delle Nazioni unite che ha sede a Ginevra.

Secondo l’ambasciatrice Laura Miri­chian «manca un testo unico ma in vari capi­toli dei nostri codici per la tor­tura sono già pre­vi­ste pesanti san­zioni». Il governo inol­tre si rivela recal­ci­trante non solo alla puni­zione spe­ci­fica dei mal­trat­ta­menti da parte di pub­blici uffi­ciali ma anche alla loro pos­si­bile pre­ven­zione, quando ammette che non rati­fi­cherà il pro­to­collo aggiun­tivo dell’Onu con­tro la tor­tura «fin­ché non sarà isti­tuita un’Authority nazio­nale in materia».

E’ una deci­sione con­trad­dit­to­ria per­fino per il cen­tro­de­stra. Per­ché il pro­to­collo fu fir­mato pro­prio dal governo Ber­lu­sconi nel 2003. E lo stesso sot­to­se­gre­ta­rio agli Esteri Vin­cenzo Scotti che ieri ha soste­nuto la gira­volta ita­liana ha anche fir­mato, da par­la­men­tare, una delle tante pro­po­ste bipar­ti­san che giac­ciono alle CAMERE.

Atten­dere il varo del garante nazio­nale che può pre­ve­nire i mal­trat­ta­menti veri­fi­cando i diritti dei dete­nuti, infine, si rivela un puro eser­ci­zio dila­to­rio: per­ché quello stesso pro­to­collo con­cede giu­sta­mente per vararlo un anno di tempo dopo la rati­fica. A conti fatti, il nostro è l’unico tra i grandi paesi d’Europa a non averlo ancora rati­fi­cato (tra i 15, gli ina­dem­pienti sono Por­to­gallo, Irlanda, Olanda, Bel­gio e Austria).

L’Italia insomma stecca il suo debutto alla com­mis­sione di Gine­vra (vedi qui per sapere cos’è). Sulle 92 rac­co­man­da­zioni fatte dall’Onu al nostro paese per una mag­gior tutela dei diritti umani spic­cano ben 12 no. Tra cui svetta, oltre al reato di tor­tura, anche quello alla rati­fica dei prin­ci­pali trat­tati inter­na­zio­nali in mate­ria di immi­gra­zione fin­ché non distin­gue­ranno tra «immi­grati rego­lari» e «immi­grati irregolari».

«L’Italia ha biso­gno del reato di tor­tura e la deci­sione di non intro­durlo nel codice penale è un mes­sag­gio estre­ma­mente nega­tivo», com­menta il pre­si­dente del comi­tato EURO­peo per la pre­ven­zione della tor­tura (Cpt) Mauro Palma. «La tra­di­zio­nale posi­zione dell’Italia secondo cui nel nostro ordi­na­mento non c’è biso­gno di que­sto reato spe­ci­fico — spiega Palma — non vale più per­ché nel frat­tempo ci sono stati casi, come quello del G8 di Genova, per il quale i giu­dici hanno sot­to­li­neato pro­prio la man­canza del reato di tor­tura lamen­tando i rischi ele­vati di pre­scri­zione per com­por­ta­menti simili a tor­tura ma iden­ti­fi­cati come reati minori. La non intro­du­zione del reato dun­que modi­fica la per­ce­zione di gra­vità dei com­por­ta­menti e non con­sente la neces­sa­ria mag­giore tra­spa­renza nei luo­ghi di deten­zione di ogni paese civile».

Isti­tuire un garante nazio­nale a tutela di tutte le per­sone pri­vate delle libertà non è un’eresia. Esi­ste, per dire, non solo in Inghil­terra e Ger­ma­nia ma anche in paesi come Arme­nia, Ucraina, Alba­nia, Bra­sile, Mali (cfr. Opcat su www​.apt​.ch).

E’ dal 1989 che il par­la­mento prova a vie­tare la tor­tura per legge. Nel ’91 Dome­nico Modu­gno, da radi­cale, si spese per­so­nal­mente insieme a Franco Cor­leone. Ma Pdl e Lega non sono nuovi a figu­racce imba­raz­zanti su una mate­ria così sen­si­bile. Nell’aprile 2005 Caro­lina Lus­sana della Lega affondò una pro­po­sta quasi una­nime chie­dendo e otte­nendo il divieto solo della «tor­tura rei­te­rata». Cioè farlo una sola volta era per­messo. La legge si insab­biò poi nella ver­go­gna. Anche il cen­tro­si­ni­stra però, quando al governo, non ha mai man­te­nuto le pro­messe. Nel 2008 il reato fu appro­vato alla camera e calen­da­riz­zato in senato per gen­naio, con il governo Prodi di fatto già in crisi. Oggi un no pub­blico e quasi orgo­glioso di fronte al mas­simo orga­ni­smo mon­diale per i diritti umani.

Un rifiuto peral­tro cen­su­rato più volte anche dall’Alta Corte di Stra­sburgo per i diritti umani. Ita­lia e Bel­gio sono gli unici paesi Ue con­dan­nati per tor­tura negli ultimi anni (l’ultima per il nostro paese è dell’aprile scorso).

La ver­go­gna non fini­sce qua. L’ultima cilie­gina sulla torta è stato infatti l’affollamento car­ce­ra­rio. L’Italia ha pro­pi­nato ai fun­zio­nari di Gine­vra il piano straor­di­na­rio Ionta-Alfano giu­rando di fronte alle Nazioni unite di aver ha già dispo­sto l’assunzione di 2mila nuovi poli­ziotti peni­ten­ziari e la costru­zione di nuove car­ceri per 21mila posti in più oltre ai 44mila rego­la­men­tari oggi esistenti.

– Da Pia­nosa a Genova, tutti i casi di tor­tura prin­ci­pali dal 1993 al 2010

– Il docu­mento delle Nazioni Unite (G1012186, Pdf, in inglese)

– Le rispo­ste del governo ita­liano (A_HRC_14_4_Add.1_Italy, Pdf, in inglese)

(una ver­sione di que­sto arti­colo è uscita sul mani­fe­sto del 10 giu­gno 2010)

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