Italia e Francia


Comitato per il NO alla riforma Costituzionale – Vercelli·Sabato 29 febbraio 2020·3 minuti
Parlando di taglio dei parlamentari, sono in tanti a fare confronti con la Francia. Quasi sempre si tratta di confronti scorretti o che muovono da premesse sbagliate.
Scorretto è il confronto considerando i soli parlamentari eletti direttamente dal popolo.
E’ una scelta arbitraria confrontare l’intero nostro Parlamento con la sola Assemblea nazionale francese solo perché i senatori francesi sono eletti indirettamente.
Innanzitutto perché è la Costituzione francese a prevedere all’art. 3 che i parlamentari possono essere eletti con voto diretto o indiretto; quindi, chi è eletto in modo indiretto non ha meno dignità degli altri, come i nostri senatori a vita – eletti indirettamente – hanno gli stessi identici poteri di ogni altro parlamentare.
Poi, perché anche i senatori francesi costano, legiferano e influiscono sul sistema legislativo.
Infine, è sbagliato confrontare due Paesi senza tener conto delle differenze istituzionali perché il Parlamento riflette l’assetto istituzionale.
Vediamo allora da vicino il sistema francese e quello italiano.
La Francia (65milioni di abitanti) ha meno deputati dell’Italia (60,5 milioni di abitanti) ma ha più senatori dell’Italia.
I deputati francesi sono 577 e i nostri 630; uno ogni 113.000 in Francia, uno ogni 96.000 in Italia.
I senatori sono 348 e i nostri 315 a cui possono aggiungersi i senatori a vita; in Francia uno ogni 187mila e in Italia uno ogni 192mila.
Se facessimo un adeguamento matematico alla Francia dovremmo ridurre i parlamentari di 85 unità, meno del 10%.
Quindi, anche il confronto puramente numerico non giustifica un taglio di 345 parlamentari!
Passiamo adesso all’assetto istituzionale.
L’Italia è una democrazia parlamentare; il governo nasce dal parlamento e deve avere la fiducia di entrambe le camere. Ciascuna camera è il doppione dell’altra: bicameralismo paritario, unico caso all’interno dell’UE. Ciascuna camera è eletta con voto diretto popolare perché ciascuna è espressione della sovranità popolare. Il presidente della repubblica è eletto dal parlamento in seduta comune a cui partecipano anche i 58 delegati regionali; perché possa esercitare liberamente il proprio potere di garanzia, occorre che il Parlamento sia il più rappresentativo possibile. Cosa potrebbe succedere il giorno in cui per effetto di una legge elettorale maggioritaria o distorsiva della rappresentanza (come quella vigente) una minoranza politica divenisse maggioranza parlamentare ed eleggesse da sola il Presidente della Repubblica? (Al terzo scrutinio basta la maggioranza dell’Assemblea).
La Francia è una repubblica semipresidenziale: il Presidente è eletto direttamente dal popolo e nomina il Governo che deve avere la fiducia della sola Assemblea nazionale (l’equivalente della nostra Camera dei deputati); l’Assemblea nazionale si rinnova ogni 5 anni. Il Senato è eletto indirettamente dagli amministratori locali e non dà e non toglie la fiducia all’esecutivo; si rinnova al 50% ogni tre anni. Il Senato, in base all’art 24 della Costituzione, assicura la rappresentanza delle comunità territoriali della Repubblica e non può essere sciolto. I contrappesi più forti di questo sistema sono
A) il Presidente, a cui non è garantita la maggioranza del Parlamento; può succedere, ed è successo, che il Presidente debba convivere con un Parlamento con maggioranza di colore politico diverso (la cosiddetta “coabitazione”)
B) un Senato che esprime la continuità delle Istituzioni poiché viaggia su un binario distinto rispetto a Esecutivo e Camera.
Il Presidente è quindi il segno della stabilità, mentre l’esecutivo cambia. Sotto la presidenza Macron siamo per esempio al secondo governo; sotto la presidenza Hollande ci sono stati 5 esecutivi … Pochi rilevano ciò perché è il Presidente a dare continuità e stabilità.
In breve, possiamo affermare che il semipresidenzialismo e il bicameralismo differenziato alleggeriscono il sistema istituzionale semplificando il processo decisionale, garantendo adeguati contrappesi.
Il paragone con l’Italia è lecito solo se si “pesano” queste differenze istituzionali.
In ogni caso, pur ignorando tutte queste differenze che giustificano ampiamente il nostro modesto numero di parlamentari in più, pur considerando il solo aspetto numerico in rapporto alla popolazione, dovremmo ridurre il nostro Parlamento di appena 85 parlamentari e non di 345!

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