La fase 2 di Conte e i dubbi di costituzionalità.

Conte ieri ha deluso tutti, almeno quelli che pensano con la propria testa. Dice che dobbiamo aspettare il vaccino, mentre una parte del Paese, quella più a rischio, torna al lavoro e tutto il resto, senza nessuna differenza tra le varie Regioni, diversamente colpite dal virus rimane ai domiciliari, senza una spiegazione plausibile, ma per esclusiva incapacità del governo di prendere decisioni, nonostante la numerosa task force di gente capace solo di esprimere opinioni, e incapace di produrre un progetto, anche minimo, come dimostrano i fatti. E’ inutile girarci intorno, bisogna dire la verità, perchè solo la verità potrà salvarci: questo è un governo che non vuole e non sa governare e porterà il Paese a sbattere. La cosa che rattrista enormemente è vedere come la paura abbia preso il sopravvento e moltissimi cittadini ne siano rimasti sopraffatti, al punto di non riuscire più a capire. Giuste le misure di sicurezza, ma la cosa principale da fare obbligatoriamente sarebbe tracciare una strada, che ci possa portare fuori da questo pantano e uscire da questo stato di democrazia sospesa. A continuare a rimanere tutti fermi, a prescindere dai luoghi e dal reale pericolo di contagio, è chiaro che le conseguenze economiche psicologiche, difficili da immaginare, saranno disastrose.
Decide tutto Conte, il governo latita e il parlamento sembra sia scomparso. D’altronde chi glielo fa fare: gli italiani lo amano e non vedono di meglio. La cecità e superficialità delle genti ha come diretta conseguenza il prosperare del demagogo di turno. Quando ci si sveglierà tutti chissà se si sarà capcici di aprire gli occhi e prendere atto dell’esistenza dell’invasore e a quel punto vorrei capire cosa ci resterà da fare. Quel che oggi è certo è che i diritti sanciti dalla Costituzione, si quella costituzione che qualche hanno fa abbiamo difeso a maggioranza, oggi vengono calpestati tutti, come fosse la cosa più normale del mondo, nell’indifferenza dei più. Trovo comunque davvero triste il silenzio del PR, che ne è il garante.
A proposito di diritti costituzionali riporto qui di seguito alcune considerazioni di Maria Giuliana Civinini e Giuliano Scarselli, che, spero, possano aiutare a capire meglio la situazione grave che stiamo vivendo.

“A seguito di detta delibera, su specifica posizione degli istituti scientifici sanitari, sono seguiti una serie di provvedimenti che, oltre a disciplinare i poteri straordinari attribuiti alla protezione civile e ad altre pubbliche amministrazioni, hanno inciso in modo totalmente nuovo e non secondario sui diritti dei cittadini.

Da ciò sono seguiti un certo numero di contributi, interviste sui giornali, video conferenze, ed altro, aventi ad oggetto il rapporto tra la normativa urgente dovuta al Covid 19 e la nostra Carta costituzionale.

A questo dibattito, seppur dopo varie esitazioni, abbiamo deciso di partecipare anche noi, e lo facciamo volutamente ora, in un momento in cui tutti viviamo la speranza che il peggio sia alle spalle.

Sia consentito, prima di arrivare al cuore della questione, porre alcune considerazioni preliminari.

a) La prima è che pubblichiamo questo scritto con una certa titubanza, con uno stato d’animo mai provato prima.
Si è avvertito, infatti, fra la gente, e purtroppo talvolta anche fra gli operatori giuridici, la volontà di affermare su questi temi il pensiero unico, l’idea che le cose potessero stare in un certo modo e basta, e che ogni dubbio fosse inopportuno, un vezzo fuori luogo in un contesto drammatico e doloroso.
Ebbene, il nostro intervento serve allora in primo luogo per contrastare queste posizioni e per affermare che anche in un periodo di emergenza sanitaria la libertà delle idee non può venir meno.

b) Si è soprattutto affermato che il diritto alla salute è il primo, assoluto, diritto della persona, e che ogni altro diritto, comprese la libertà personale e l’economia, devono semplicemente cedere il passo, senza alcun contemperamento tra l’un diritto e l’altro.
La posizione è probabilmente condivisibile di fronte alla pandemia che ancora stiamo vivendo; sia consentito tuttavia sottolineare che una idea del genere non emerge dalla Costituzione, e non è mai stata sostenuta da alcun costituzionalista ad oggi.
In verità, è discutibile si possa porre una scala di valori tra libertà e salute; ciò avviene nei sistemi dittatoriali, non può avvenire nel nostro.

Ad ogni modo, se si vuole, il primo diritto della persona riconosciuto dalla nostra Costituzione è proprio quello della libertà personale, che apre con l’art. 13 la Parte Prima dedicata ai diritti e doveri dei cittadini, mentre la disciplina del diritto alla salute si trova all’art. 32.
E possiamo altresì ricordare che in tempi non sospetti, 1974, un costituzionalista quale Alessandro Pace, con la voce dell’Enciclopedia del Diritto Libertà personale (dir. cost.), scriveva espressamente che “Va subito affermato che non sembra che l’art. 13 possa cedere all’art. 32; pertanto tutte le restrizioni coattive per motivi di sanità devono di necessità seguire la via giurisdizionale prevista da quell’articolo” (pag. 298). Ed ancora Alessandro Paci “D’altro canto mai potrebbe, dall’autorità pubblica, essere invocato l’art. 32 Cost. per derogare, per motivi di salute, alla portata e alle garanzie dell’art. 13” (pag. 296).

Con questo, nessuno vuole prestarsi al gioco di stabilire se viene prima la libertà o la salute; solo sottolineare che ha costituito una novità l’idea che in nome della tutela della salute tutto potesse essere possibile e lecito.
È vero poi che i provvedimenti assunti hanno avuto durata limitata nel tempo; ma è anche vero che essi sono già stati più di una volta prorogati, e non è chiaro il termine entro il quale finiranno definitivamente.

Siamo arrivati alla data del 3 maggio; speriamo vivamente non vi siano ulteriori proroghe.

c) L’altra idea sulla quale, di nuovo, non si è ammesso discussione, è quella secondo la quale su questi temi la decisione spetta ai medici, che sono gli unici in grado di conoscere la materia; la politica altro non deve fare se non attenersi alle indicazioni della scienza.

Sia consentito anche su ciò esternare qualche perplessità, non solo perché anche tra gli scienziati aleggiano opinioni diverse, ma anche, e diremmo soprattutto, perché la scienza non può trasformarsi in una nuova religione alla quale tutti dobbiamo solo ossequio e obbedienza.

Ed infatti, gli scienziati devono certamente dare la loro opinione e indicare cosa sia meglio fare per conseguire l’obiettivo della salute o del contenimento di una malattia.

Dopo ciò, però, ogni decisione deve spettare alla politica e agli organi costituzionali a ciò preposti.

E la politica non deve semplicemente mettere in atto quanto la scienza indica, ma deve al contrario avere la capacità, dopo l’attenta audizione dei medici, di equilibrare le esigenze della scienza con l’intero sistema, poiché accanto ai valori della scienza vi sono altri valori da considerare, altre esigenze di cui tener conto, altri diritti che non possono essere totalmente dimenticati, e che non spetta ai medici indicarci.

d) Un’ultima considerazione preliminare.

Il presidente dell’Istat Gian Carlo Blangiardo ha spiegato in un intervista [1] che a marzo 2019 i morti per polmoniti varie sono stati in Italia 15.189.
Addirittura nell’anno precedente, 2018, i morti per polmonite sono stati 16.220.

L’aspetto non attiene a profili giuridici e la lettura corretta e non impressionistica di quei dati – in comparazione coi dati dei decessi di Covid 19 , per Covid 19 o per insufficienza strutturale del sistema sanitario ad affrontare la crisi – richiede attenta analisi.

Tuttavia è evidente che questi numeri sono inquietanti, e terminata questa emergenza bisognerà interrogarsi su essi, ovvero chiedersi come sia stato possibile che negli anni passati tutto potesse essere considerato fisiologico, senza conseguenze per la vita e l’economia dei cittadini, e quest’anno viceversa si sia deciso di vivere in una sorta di blocco totale del paese.”
Nella Toscano

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