Le parole di Calamandrei alla Costituente nella seduta del 7 marzo 1947

1896749_10205395851846222_4810078946517121667_nPer misurare la distanza tra lo spessore dei padri e delle madri costituenti oggi vorrei ricordare le parole di Piero calamandrei pronunciate durante i lavori della Costituente nella seduta del 7 marzo 1947:
“Io mi domando onorevoli colleghi, come i nostri posteri tra cento anni giudicheranno questa nostra Assemblea costituente: se la sentiranno alta e solenne come noi sentiamo oggi alta e solenne la Costituente Romana, dove un secolo fa sedeva e parlava Giuseppe Mazzini. Io credo di sì: credo che i nostri posteri sentiranno più di noi , tra un secolo, che da questa nostra Costituente è nata veramente una nuova storia: e si immagineranno, come sempre avviene, che con l’andar dei secoli la storia si trasfiguri nella leggenda, che in questa nostra Assemblea, mentre si discuteva della nuova Costituzione repubblicana, seduti su questi scranni non siamo stati noi, uomini effimeri i cui nomi saranno cancellati e dimenticati, ma sia stato tutto un popolo di morti, di quei morti, che noi conosciamo a uno a uno, caduti nelle nostre file, nelle prigioni e sui patiboli, sui monti e nelle pianure, nelle steppe russe e nelle sabbie africane, nei mari e nei deserti, da Mateotti a Rosselli, da Amendola a Gramsci, fino ai giovinetti partigiani, fino al sacrificio di Anna Maria Enriquez e Tina Lorenzini, neile quali l’eroismo è giunto alla soglia della santità.
Essi sono morti senza retorica, senza grandi frasi, senza complicità, come se si trattasse di un lavoro da compiere: il grande lavoro che occorreva per restituire all’Italia libertà e dignità. Di questo lavoro si sono riservate la parte più dura e più difficile: quella di morire, di testimoniare con la resistenza e la morte la fede nella giustizia.. A noi è rimasto un compito cento volte più agevole: quello di tradurre in leggi chiare, stabili e oneste il loro sogno di una società più giusta e più umana, di una solidarietà di tutti gli uomini, alleati a debellare il dolore. Assai poco, in verità, chiedono i nostri morti. Non dobbiamo tradirli.”
Non so a quanti di voi oggi tremano i polsi, quanti di voi avranno il coraggio di tradire, quel che è certo è che siamo davanti a un bivio dal quale sarà difficile tornare indietro, che ognuno si assuma la propria responsabilità.
Io voto No, perchè difendo questo patrimonio nel rispetto di quanti hanno sacrificato la loro vita per regalarci la libertà e la dignità , che, lasciatemelo dire, non siamo stati capaci di custodire.
Un gruppo di incompetenti e abusivi si è arrogato il diritto di cambiare ben 47 articoli della Costituzione, in dispregio di quanto sancito dall’art. 139 della Costituzione che recita: La forma repubblicana non può essere oggetto di revisione costituzionale.
Ebbene, è stato oggetto di revisione con il benestare di due presidenti della repubblica che, pur custodi della Costituzione, hanno voluto ignorare tutto questo.
Benedetto Croce, meno di 70 anni fa, l’11 marzo 1947, si rivolse all’Assemblea Costituente per proporre un’implorazione allo Spirito Santo con le parole dell’inno sublime “Veni Creator Spiritus”.
Uomo di provata convinzione “laica”, un vero Un vero gigante della cultura laica, sorprese tutto il mondo politico per avere deciso di sollecitarlo a percepire la solennità e l’importanza del momento storico e a cogliere la “sacralità” della scrittura del testo Costituzionale, che è la legge delle leggi, da valere al di sopra e all’infuori dei personalismi e degli interessi politici di chicchessia.”
Se qualcuno ha trovato un minimo di questo pensiero negli attuali improbabili costituenti ce lo dica. Io NO e per questo voto NO!

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