L’incontro di Bill Gates con i vertici dello Stato italiano

https://www.thehour.info/di Nella Toscano

Ieri e oggi abbiamo visto sfilare Bill Gats davanti al Presidente del Consiglio e al Presidente della Repubblica , che è venuto a perorare la causa, tanto cara ai nostri governanti, per portare avanti l’intelligenza artificiale e, quindi, l’agenda di Davos, la cui riunione si è svolta a porte chiuse nei giorni passati. Il modo stesso come egli è stato ricevuto è a dir poco sconcertante. Non lo è di meno ed anzi è molto più preoccupante ascoltare contemporaneamente le parole del responsabile economico dell’Europa che, proprio in occasione e nella sede di questo raduno di miliardari, ha avvertito l’Italia che non avendo i conti a posto si deve organizzare per rimetterli a posto. Il che tradotto significa più tasse per il popolo dei lavoratori e pensionati, non certo per i capitalisti, che da parte di questo governo se li sono viste decurtare con la soppressione di una aliquota IRPEF. (sopra foto tratta da Virgilio Notizie)
“Incentivare il capitale perché produttivo e applicare generosi sconti alla tassazione della ricchezza accumulata”

A ben guardare, quello che sta succedendo in Italia, a proposito di tassazione, si comprende come stia ricalcando alla perfezione il programma del ventennio fascista, a cominciare dal pareggio di bilancio fascistissimo, voluto da Mario Monti, un tecnico, a cui nessuno si è mai opposto e/o provato a cancellare. Una politica economica, quindi, portata avanti da tutti i governi degli ultimi decenni ed in modo particolare dall’attuale governo, volta a colpire i lavoratori e a sostenere il capitale. Come ci spiega Clara Mattei nel suo libro L’economia è politica uscito di recente ed edito da Fuori Scena, quando si applicano misure di austerità, non si tratta semplicemente di tassare di più e di spendere di meno, ma di spendere e tassare nella “direzione giusta: incentivare i detentori di capitale e contemporaneamente costringere all’astinenza chi è propenso a consumi improduttivi.” Questo predicavano e attuavano gli economisti “puri” del ventennio fascista, e cioè e cioè “incentivare il capitale perché produttivo e applicare generosi sconti alla tassazione della ricchezza accumulata”. In quel terribile ventennio hanno infatti eliminato le imposte sui profitti di guerra e quelle sulle rendite finanziarie, la tassazione sulle eredità ed esonerato il capitale finanziario internazionale dalla tassazione. Chiede Clara Mattei: “Ci suona familiare?”. Penso proprio di sì, visto che, oggi come ieri, a cominciare dai governi Berlusconi e poi seguire da quelli della cosiddetta sinistra, per arrivare al governo di destra di oggi, si stanno attuando in Italia le stesse politiche austere del ventennio fascista che rischiano di far collassare il Paese e impoverire sempre di più il ceto medio, i pensionati e tutti quelli che non fanno parte del circo magico.
Perché tolgono le risorse ai lavoratori

Dato assai non trascurabile, visto che presenta le stesse dinamiche disastrose, è anche la corruzione dilagante nel nostro Paese, dove viene addirittura premiatala corruzione, se è vero che chi è indagato e corrotto e condannato viene pure candidato in tutti i livelli istituzionali, esattamente come avveniva nel ventennio. E’ bene ricordare che, nel ventennio fascista, “al grido del pareggio di Bilancio”, gli esperti cancellarono le principali vittorie riformiste del primo dopoguerra: l’assicurazione contro la disabilità e la vecchiaia, la copertura degli infortuni nel settore agricolo e l’assicurazione obbligatoria contro la disoccupazione. Non solo: venne anche abolito anche il Ministero del Lavoro, un’altra preziosa istituzione che doveva tutelare i lavoratori. Come riferisce Clara Mattei, “anche quanto il pareggio di bilancio fu raggiunto nel 1925, le spese pubbliche continuarono a diminuire”. L’austerità imposta in quel drammatico periodo storico oggi viene riproposta in tutte le sue forme e il pareggio di bilancio rimane la meta non solo del governo italiano, ma anche dell’Unione europea che ce lo impone. Togliere risorse ai lavoratori è a fondamento di uno Stato che promuove politiche austere, perché li vuole rendere più dipendenti dal mercato e dunque più propensi a vendere la loro forza lavoro per un salario anche minimo. Si tolgono diritti per sfruttare i lavoratori, questo è il libero mercato, questa è la politica del capitalismo. Basta guardare a come questo governo è riuscito persino a negare un salario minimo per legge per capire la drammaticità delle condizioni del lavoro oggi in Italia.
Il fascismo non sta solo nel saluto romano, ma anche e soprattutto nelle scelte di politiche economiche austere

Non quindi il salario che spetterebbe a tutti i lavoratori in base alle mansioni e al ruolo, per vivere una vita dignitosa, come sancito dalla nostra Costituzione. Negare questo diritto in nome del libero mercato e quindi del capitale, significa negare i diritti garantiti dalla Costituzione e sostenere le stesse politiche del ventennio fascista. Non so quanti hanno consapevolezza di questo, ma è certo che delegare la politica economica ai tecnici ha significato per il Paese abdicare al ruolo fondamentale della politica, che è altro rispetto al tecnicismo. Come possiamo vedere, il fascismo non sta solo nel saluto romano, ma anche e soprattutto nelle scelte di politiche economiche austere, che hanno piano piano cancellato diritti e libertà dei lavoratoti nel nostro Paese. Non basta, quindi, gridare al lupo al lupo, se poi non si ha il coraggio di contrastare l’austerità e le politiche disastrose, retaggio del fascismo che ritorna, e di un capitalismo senza anima che ha preso il sopravvento e che ha messo il 60% della ricchezza nelle mani del 5% della popolazione. Fa quindi senso vedere oggi che uno dei maggiori capitalisti, senza anima, sia stato ricevuto dal Presidente del Consiglio e dal Presidente della Repubblica per sostenere la causa dell’intelligenza artificiale, che non è e non può essere utile ai lavoratori e al Paese, anzi!

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