Insensata una riforma della Carta a colpi di maggioranza e di Governo

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Giampiero Cazzato
La costituzionalista Fernanda Contri: il cambiamento deve essere condiviso il più possibile; per contrastare l’astensionismo la riforma è irrilevante, bisogna invece osservare scrupolosamente l’art. 54 della Costituzione
Fernanda Contri (Ivrea, 21 agosto 1935) è giurista, magistrato e costituzionalista. È stata membro del Consiglio Superiore della Magistratura di nomina parlamentare, Ministro per gli affari sociali nel governo Ciampi e giudice della Corte costituzionale della Repubblica italiana su nomina del Presidente Oscar Luigi Scalfaro. Fu amica di Giovanni Falcone, che conobbe durante un convegno nel 1983. Nel 2013 si fece il suo nome per il rinnovo della Presidenza della Repubblica. Fernanda Contri, come ci sottolinea con passione e orgoglio, è vedova dell’avv. Giorgio Bruzzone, Partigiano nella 107 Brigata Garibaldi.
Ai tempi della Costituente, nello scenario di un Paese devastato dalla guerra, si lavorò per consegnare agli italiani la Costituzione anche con accesi dibattiti, ma in modo unitario. Il governo si guardò bene dall’interferire, e si raggiunse un compromesso di altissimo livello con l’accordo della stragrande maggioranza dei Costituenti, eletti col metodo proporzionale. Oggi, nello scenario di un Paese devastato dalla crisi, si modifica la Costituzione in più di 45 articoli su proposta del Governo che di tale riforma fa la sua bandiera, in un clima di scontro pesantissimo fra maggioranza e opposizioni, in un Parlamento eletto in base a una legge dichiarata incostituzionale dalla Consulta. Come spiega queste radicali differenze di metodo e di stile?

Credo che alle radici della differenza, così evidente, ci sia la storia, la sofferenza, la sensibilità, il senso civico dei costituenti del 1946. Essi avevano sofferto la dittatura, la mancanza della libertà e soprusi di ogni genere.

Con la Resistenza gli italiani avevano finalmente smesso l’abito del suddito e, anche attraverso la scelta repubblicana, avevano riconquistato la piena libertà di cittadini. I Costituenti hanno scritto regole valide per tutti, proprio per tutti, all’insegna di un principio: “Perché non succeda mai più”. Le hanno ideate e approvate 70 anni fa anche per noi che viviamo in pace nel 2000 e per i nostri figli e per i figli dei figli e per i loro nipoti. Perché le massime regole, tutte, sono state pensate per evitare in via definitiva che la dittatura si riproponesse, che il fascismo si ripresentasse.
Una delle preoccupazioni dominanti nei Costituenti fu quella di varare una Costituzione che fosse una barriera contro il ritorno del fascismo sotto qualsiasi forma e contro il pericolo di una nuova guerra. Alcuni sostengono che è opportuno modificare la Costituzione anche perché tali rischi sarebbero tramontati.

Purtroppo il rischio non è per niente tramontato; basta pensare a quel che succede in Austria, in Francia, negli Stati Uniti e a tanti orribili segni di razzismo così presenti nel nostro Paese, per non parlare della dilagante paura che si trasforma in aggressione.

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