Milizie armate di estrema destra sono al confine col Messico in attesa dei migranti


Il Pentagono annuncia l’invio di 5.200 militari, mentre un terzo gruppo di cittadini del Guatemala sono entrati nel Paese per unirsi agli altri due cortei. Lunedì due novembre è previsto l’arrivo a Città del Messico. Cosa sta succedendo

In Usa milizie ed estremisti di estrema destra sono pronti ad andare al confine con il Messico per fermare la carovana di migranti in arrivo dal Centroamerica. Tanto che la polizia di frontiera statunitense ha già allertato venerdì scorso i proprietari terrieri in Texas dell’arrivo “possibile di civili armati” all’interno delle loro proprietà. L’appello corre sul web: “È doveroso avere ‘boots on the ground’, gli stivali sul terreno”, ha scritto uno; e un altro: “Guerra, Mettiamo al sicuro subito il confine”.

A guidare la mobilitazione sono i Texas Minutemen, così chiamati per rendere onore alle milizie volontarie della rivoluzione americana, milizie paramilitari armate che sono veri e propri eserciti fuori da ogni controllo legale, armati, animate dal progetto del ‘sovranismo’ americano. “Semplicemente ci ridono in faccia”, ha detto Shannon McGauley, presidente di Texas Minutemen. Le milizie, che secondo l’agenzia Ap stanno anche raccogliendo denaro, puntano a difendere il confine con fucili e giubbotti antiproiettile.

La carovana dei centroamericani che sta attraversando il Messico per raggiungere gli Stati Uniti è già arrivata a San Pedro Tapanatepec, nello Stato di Oaxaca. Stanchi, disidratati e alcuni di loro malati, più di 7.000 migranti (tanti ne sono stati contati dalle autorità messicane) si sono installati nel centro della città: come al solito lungo il percorso, che è partito il 13 ottobre a San Pedro Sula, si sono piazzati in rifugi, parchi, chiese e in tutti gli spazi pubblici disponibili. Da lì sono ripartiti e le ultime stime danno l’arrivo a Città del Messico per venerdì 2 novembre. L’approdo al confine con gli Stati Uniti, dunque, richiederà poi almeno altri 5-7 giorni.

Dal canto suo il Pentagono ha già annunciato l’invio di oltre 5.200 militari al confine entro la fine della settimana. Lo ha precisato il dipartimento della Difesa mentre in centinaia dall’Honduras avrebbero attraversato il confine con il Messico per unirsi alle carovane di migranti diretti negli Stati Uniti. “Entro la fine della settimana avremo dispiegato oltre 5.200 soldati lungo la frontiera sudoccidentale, ha reso noto il generale dell’Air Force Terrence O’Shaughnessy, che guida il North American Aerospace Defense Command. Si tratta di un incremento notevole di truppe rispetto agli 800 soldati inizialmente annunciati e che si aggiungerenno ai 2.092 uomini della Guardia nazionale Usa. O’Shaughnessy ha precisato che i primi 800 soldati sono già partiti.

E Donald Trump ha annunciato anche la costruzione di intere “città di tendopoli” dove saranno trattenuti i migranti della carovana. “Costruiremo città di tendopoli, installeremo tende ovunque, costruiremo strutture, spenderemo centinaia di milioni di dollari. Qui i migranti aspetteranno l’esito delle loro richieste di asilo e se non ne avranno diritto se ne andranno”, ha spiegato il presidente in una intervista a Fox News. Trump ha ricordato che la maggioranza delle richieste d’asilo, circa l’80% provenienti dall’America centrale, sono respinte, ma alle udienze “non si presenta nessuno” e ha ribadito che tra i migranti ci sono “molti membri di bande e delinquenti”. “Non li lasceremo entrare”, ha avvertito il presidente, riproponendo uno dei suoi cavalli di battaglia a una settimana dal voto di midterm.

Nonostante non si sappia chi organizzi la marcia né quale sarà la prossima tappa, i migranti continuano nel loro cammino verso gli Stati Uniti, a più di 2.000 chilometri di distanza: domenica hanno mosso verso Santiago Niltepec, circa 40 chilometri a ovest; e ieri sono arrivati a Juchitan de Zaragoza, dove le autorità già li attendono con cure mediche, acqua e cibo.

Venerdì 26 ottobre il presidente del Messico, Enrique Pena Nieto, ha lanciato un piano per facilitare la concessione dello status di rifugiato, fornire lavoro temporaneo e cure mediche ai migranti che accettano di rimanere negli Stati di Chiapas e Oaxaca. Ma la proposta è stata respinta al mittente perché giudicata non in grado di “rispondere realmente alle cause dell’esodo”. Sabato il governo ha fpoi atto sapere però che hanno aderito in 111 al piano ‘Estas en tu casa’ e che cominceranno subito le pratiche per conceder loro lo status di rifugiati.Il piano del governo messicano riguarda gli Stati di Oaxaca e Chiapas ed è considerato una misura di contenimento per impedire alla carovana di raggiungere il confine degli Stati Uniti. E mentre questo grande gruppo avanza, un altro mezzo migliaio di honduregni è in attesa al confine tra Guatemala e Messico. Costoro, insieme a un altro paio di migliaia che sono ancora in cammino, fanno parte di una seconda carovana che è partita successivamente. Una terza carovana è entrata in Messico dal Guatemala lunedì 29 ottobre.

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