Necessario ed urgente costruire dal basso un vero partito di sinistra.

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Renzi non è un incidente di percorso, ma qualcosa che viene da lontano: è la somma di tutti gli errori della sinistra Italiana, che hanno aperto la strada a quest’ultima avventura.
Ha ragione Nadia Urbinati quando afferma che per comprendere il fenomeno Renzi non bisogna fermarsi al parallelo statico tra lui, Belusconi e Craxi, ma bisogna capire come sia stato il cammino cominciato da questi due leader a condurci nelle braccia di Renzi.
La forma plebiscitaria della leadership di Renzi andrebbe studiata quindi nel merito e non solo meramente criticata.
Berlusconi fin dalla sua discesa in campo ha avuto come obiettivo principale quello di distruggere la sinistra e non può certo considerarsi un caso il suo attacco continuo al Comunismo. Il suo obiettivo era erodere l’egemonia culturale della sinistra: un obiettivo che ha centrato in pieno, perché sul suo cammino non ha mai incontrato nessun ostacolo.
Nessuna opposizione e nessuna presa di posizione netta da parte dei leadere della sinistra eredi del vecchio PCI ha voluto né saputo difendere la propria egemonia culturale, anzi spesso se ne sono persino vergognati.
Ed ora eccoci qui a raccogliere le macerie.

La sinistra non esiste più come forma partito, ma solo nel cuore e nella mente di molti italiani, di quelli che credono nei diritti, in quei diritti per cui hanno lottato nel recente passato e che oggi vedono compromessi, se non azzerati del tutto.
Mentre la cultura liberale e liberista avanza inesorabile, trovando in Renzi il suo punto massimo di riferimento, il popolo della sinistra rimane senza punti di riferimento, senza rappresentanza. Un vuoto immenso che attende di essere colmato, perché nel Paese vi è una cultura di sinistra ben radicata.
Una cultura di sinistra che nessuno di questi partitini esistenti ha mai saputo e, forse, nemmeno voluto rappresentare.
Dopo gli scontri con la polizia dei giorni scorsi, molti chiedono a Landini di divenire lui stesso leadere della sinistra. Lui ha fatto sapere che non intende essere un leadere di una sinistra minoritaria, con ciò facendo intendere che preferisce rimanere nel PD di Renzi. Questa dichiarazione arriva dopo quella di Renzi che ha fatto sapere di non temere una scissione e quindi nemmeno che Landini possa assumere la leadership un altro partito “minotitario”.
Certo l’Italia è un Paese strano e lo sono anche gli elettori, in particolare, quelli del PD, che sembrano ipnotizzati da questo leadere che si destreggia benissimo dietro le telecamere, oramai a suo completo servizio, ma che in quanto a fatti non ha mai prodotto una beata mazza, che vada oltre le solite dichiarazioni, che servono solo ad infuocare il dibattito politico, ma che non risolvono problemi che , invece, andrebbero affronati e risolti con urgenza.
Tutto questo mentre il popolo di sinistra, gli operai sono in piazza per difendere il proprio posto di lavoro e dichiarano che si sentono orfani di una vera sinistra, che non si sentono rappresentati da questi partitini esistenti e tanto meno del PD.
Allora mi chiedo perché mai Landini teme una scissione? Perché pensa che un altro partito di sx sarebbe minoritario nel Paese?
Quando parla di nuovo partito di sinistra minoritario se pensa solo alla somma dei vari leadere dei vari partitini non posso che dargli ragione, le diverse esperienze degli anni passati ce lo confermano, ma non posso che essere in disaccordo con lui se parliamo di un nuovo vero partito di sinistra che parta dalla base, da tutti quei cittadini che si sentono orfani della sinistra e che oggi sono delusi e non si sentono rappresentati da nessuno.
Se guardiamo a quello che sta succedendo, non possiamo che prendere atto che oggi Renzi sta concretizzando il disegno di Craxi a Berlusconi. Landini fino ad ieri sembrava andasse d’accordo con Renzi, quello stesso Landini che oggi proclama lo sciopreo generale, ma nel contempo dice di non volere un partito minoritario.
Questa mi sembra un contraddizzione non di poco conto e sarebbe il caso di capire quali sono le vere ragioni di questa sua avversione verso un nuovo partito di sinistra.
Io rimango convinta che un sindacalista dovrebbe fare il sindacalista e che non spetta a lui eventualmente fondare un altro partito minoritario o meno, ma certo la sua vicinanza a Renzi lascia molto perplessi, soprattutto perché lui sta lottando contro la bandiera di questo governo che è stata ed è l’Abolizione dell’art. 18 e riforma in senso ‘esecutivista’ della Costituzione. “ Con la prima – che è tutta simbolica e con quasi nessuna ricaduta sulla situazione occupazionale, ci dicono gli esperti (ma io non ne sono tanto convinta) – si mette fine alla filosofia della responsabilità sociale dell’economica con la seconda alla pratica della rappresentanza politica fondata sul partito: liberismo e comitati elettorali (che si trovano non a caso a loro agio nello spazio della Leopolda), solo le due facce di una rivoluzione individualistica della società e personalistica della politica.” In sostanza: Renzi ha messo una pietra tombale sulla sinistra e sui suoi valori e strappa la Costituzione.
A Landini questo non basta per prendere le distanze da Renzi e dal PD e favorire la nascita di nuovo partito di sinistra?
Eppure molti degli operai che oggi stanno difendendo i loro diritti lo chiedono a gran voce.
Nella Toscano

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