Manovra, arriva la bocciatura dell’Europa: aperta la strada alla procedura per deficit


Adottato anche il rapporto sul debito, che non cala abbastanza. Palazzo Chigi: “Non cambierà, spiegheremo le nostre ragioni”
di FLAVIO BINI e RAFFAELE RICCIARDI
21 Novembre 2018
Oggi la Ue boccia la manovra: “Violate le regole sul debito”
dal nostro corrispondente ALBERTO D’ARGENIO
MILANO – L’attesa bocciatura alla legge di Bilancio italiana, da parte dell’Europa, è arrivata. Secondo quanto stabilito nella riunione del collegio dei commissari, la Commissione europea ha definitivamente rigettato il documento programmatico di Bilancio del governo italiano per il 2019. La Manovra, rileva la valutazione adottata oggi, prevede “un non rispetto particolarmente grave delle regole di bilancio, in particolare delle raccomandazioni dell’Ecofin dello scorso 13 luglio”.

Il principale rilievo era già stato avanzato a fine ottobre, nella prima – provvisoria – bocciatura: l’Italia ha in programma un peggioramento del saldo strutturale (quello al netto dell’andamento economico di quel periodo e delle voci straordinarie) per il 2019 dello 0,8% del Pil, mentre il Consiglio raccomandava di migliorarlo dello 0,6 per cento.

L’esecutivo comunitario ha anche adottato il rapporto sul debito, quello che fa riferimento all’ormai famigerato articolo 126 del Trattato sulla Ue, aprendo così la strada a una procedura che verrà aperta per il deficit eccessivo. Nei fatti, nel mirino andrà il debito del 2017 – l’ultimo valutabile a consuntivo – per il quale in passato si era chiuso un occhio, a seguito degli impegni alla disciplina di bilancio presi dal governo Gentiloni e che ora sono venuti meno. Formalmente, però, l’Europa punta il dito contro il disavanzo, che impedisce proprio al debito di scendere. Nelle prossime settimane dovrebbe partire la macchina della procedura.

Nell’annunciare questo nuovo rapporto, la Commissione ricorda che “i piani di bilancio dell’Italia per il 2019 modificano in maniera sostanziale i fattori significativi analizzati dalla Commissione lo scorso maggio”. Tre ‘fattori rilevanti’ vengono presi in considerazione per la situazione italiana, ma tutti ritenuti insufficienti a giustificare lo sforamento, come invece chiedeva il Tesoro: le ‘condizioni macroeconomiche’, ovvero il rallentamento economico generalizzato, non “possono essere invocate per spiegare gli ampi divari dell’Italia rispetto al parametro di riduzione del debito, data una crescita del Pil nominale superiore al 2% dal 2016”. In secondo luogo, si registra “il fatto che i piani del governo implicano un notevole passo indietro sulle passate riforme strutturali volte a stimolare la crescita, in particolare sulle riforme delle pensioni adottate in passato”; infine, “soprattutto”, si sottolinea il “rischio di deviazione significativa dal percorso” di aggiustamento dei conti suggerito nel recente passato, vista la composizione della Manovra.

Nella conferenza stampa di presentazione dei rapporti, il vice presidente della Commissione, Valdis Dombrovskis, ha criticato la Manovra sostenendo che non fa nulla per la crescita e avrà anzi “probabilmente impatto negativo”. Secondo il titolare della materie economiche, al cui fianco c’era il commissario Pierre Moscovici, la Manovra non persegue il bene dei cittadini italiani, rischiando di aumentare il fardello del debito sulle loro spalle: “Non vedo come perpetrare questa vulnerabilità potrebbe aumentare la sovranità economica. Invece, credo che porterà nuova austerity”.

Nel resto d’Europa, dieci Stati sono conformi al Patto di stabilità e crescita, tre sostanzialmente in linea, quattro a rischio: Belgio, Francia, Portogallo e Slovenia.

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L’Ocse boccia l’Italia: troppo debito e poca crescita
di RAFFAELE RICCIARDI
Palazzo Chigi: spiegheremo le nostre ragioni
La notizia non arriva certo come un fulmine a ciel sereno, visto che è stata anticipata da una lunga corrispondenza tra Roma e Bruxelles con la richiesta di quest’ultima di modificare i numeri della Manovra, caduta nel vuoto. Come ricostruito da Repubblica nei giorni scorsi, ora l’orizzonte si sposta al 22 gennaio quando la procedura diventerebbe effettiva e comporterebbe la richiesta di pesanti correzioni ai conti pubblici, quantificate nell’ordine di una ventina di miliardi già solo per il 2019. Per il momento, dalla sponda M5s di Palazzo Chigi filtra all’Ansa la volontà di non modificare la manovra, ma offrire una dettagliata spiegazione degli obiettivi e dei parametri contenuti nella legge di Bilancio. Il premier Giuseppe Conte esporrà questi dettagli al presidente dell’esecutivo Ue, Jean-Claude Juncker, nell’incontro previsto per sabato, “al di là dei numerini”. Perché, si ribadisce, “i nostri economisti la ritengono adeguata”. La spiegazione sarà contenuta in un dossier di “tante pagine e molto tecnico”. Lo stesso presidente del Consiglio ribadisce poi di essere sempre “convinto della Manovra e della solidità del nostro impianto economico”.

LA REAZIONE DEI MERCATI

Rep
Una disperata ammissione d’impotenza
di FRANCESCO MANACORDA
Intonazione più aperta nella dichiarazione pubblica rilasciata dal vice presidente del Consiglio, Matteo Salvini, a margine dell’audizione al Copasir: “Ho sempre detto che, fatti salvi i principi guida su pensioni, reddito, lavoro, partite Iva, se si vuole mettere in manovra di più sugli investimenti io sono disponibile a ragionare con tutti”. Un ragionamento che parte comunque da una posizione netta: “Il debito – ha ricordato Salvini – è aumentato di 300 miliardi di euro in 5 anni in base a manovre a cui qualcuno batteva le mani. Se il Paese non cresce il debito sale, se il Paese cresce il debito scende. Sono assolutamente disponibile – ha aggiunto – a confrontarmi con Juncker, Moscovici o chiunque”. E che non lesina le battute a sminuire la Commissione: “E’ arrivata la lettera Ue? Aspettavo anche quella di Babbo Natale”.

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