Il piano di volere stravolgere la Costituzione per approdare al Presidenzialismo getta ombre lunghe sul governo e sulla PDC!

Il dibattito parlamentare, svoltosi in occasione della fiducia al nuovo governo, è stato avvilente: ha messo in evidenza lo squallore di una classe dirigente, che ha completamente perso, o forse non ha mai avuto, la cognizione di dovere rappresentare e difendere con onore le istituzioni democratiche del Paese già nei luoghi della rappresentanza.
La cosa peggiore è stata vedere la superficialità, al limite della sciatteria, del discorso di insediamento della stessa Meloni.
Un discorso che non ha approfondito uno solo dei temi rilevanti che riguardano il Paese e la storia della nostra Repubblica, tra cui, appunto, il fascismo e la condanna senza appello dello stesso.
L’essersi solo limitata a dichiarare la non simpatia verso il fascismo non è sufficiente.
La presidente Meloni avrebbe dovuto esplicitare una condanna senza appello della tragedia del fascismo, che ha attraversato il ventennio e i cui tentacoli si estendono al presente e, ahinoi, si intrecciano anche con la sua storia politica e personale .
Roberto Scarpinato nel suo intervento è stato l’unico ad aver bene e dettagliatamente illustrato la sua storia politica, che si è svolta tutta interna al suo partito,erede del fascismo, da cui lei non ha mai preso le distanze in modo chiaro e netto.
Questo, ovviamente, pone problemi per la sua credibilità e, anzi, getta ombre lunghe sulla sua intenzione di volere stravolgere la nostra Costituzione, per approdare a quel suo tanto agognato presidenzialismo, tanto caro alla destra.
Desta, quindi, ” viva preoccupazione la volontà ribadita dalla Meloni di volere mettere mano alla Costituzione per instaurare una Repubblica Presidenziale che in un Paese di democrazia fragile ed incompiuta, in un Paese nel quale non esiste purtroppo un sistema di valori condivisi, potrebbe rilevarsi un abile espediente per una torsione autoritaria del nostro sistema politico, per fare rivivere il vecchio sogno fascista dell’uomo solo al comando nella moderna forma della c.d. democratura o della democrazia illiberale.
I problemi irrisolti del passato si proiettano sul futuro anche sotto altri profili che hanno una rilevanza immediata, come affermato ancora da Scarpinato.
“Può una forza politica che si appresta a governare con simili ascendenze culturali, ampiamente condivise dalle altre forze politiche della maggioranza, Lega e Forza Italia, attuare politiche che pongano fine alla crescita delle disuguaglianze e della ingiustizia sociale che affligge il nostro paese?
La risposta è negativa.”
L’On.le Meloni non sta dalla parte degli ultimi, non dalla parte della Costituzione e dei suoi valori di eguaglianza e di giustizia sociale, non dalla parte dei martiri della Resistenza, che nel suo intervento non ha mai nemmeno citato, e di coloro che per la difesa della legalità costituzionale hanno sacrificato la propria vita.
Sarebbe bene che tutti ne prendessimo atto, a cominciare dal PD, che, purtroppo, non sa proprio cosa fare e come fare opposizione, come abbiamo visto dagli interventi di deputati e senatori e dallo stesso Letta.
Appare del tutto evidente comunque che la Meloni non impersona nemmeno lontanamente il cambiamento per cui molte donne negli anni abbiamo lottato e lo dimostra il fatto non solo di avere scelto una ministra delle pari opportunità che ci riporta indietro sul piano dei diritti e delle libertà, ma nel non avere nemmeno fatto cenno nel suo intervento dei problemi che affliggono le donne vittime di violenza e nemmeno del dramma dei femminicidi, che nel nostro Paese sono divenuti una emergenzaquasi quotidiana. Per questo motivo sarebbe bene che si evitasse di pensare che la sua elezione sia una conquista per le donne, perché così non è.
Lei non si è mai confrontata e nemmeno mai unita alle battaglie degli anni passati delle donne: non ha mai difeso i loro diritti e la loro libertà di scelta. Se si guarda a questo è chiaro che nessun tetto di cristallo è stato rotto con la sua elezione a Presidente del Consiglio. Prova ne è che non vuole nemmeno essere appellata al femminile. Appare del tutto evidente, conoscendo la sua storia che è omologata e perfettamente inserita nel sistema partito di cui fa parte, che è la massima espressione della più vecchia retrodoga e reazionaria politica al maschile.
N.T.

Ti potrebbe interessare anche...