Lo scandalo delle quatto banche e tutto il resto ci dicono che l’Italia è ormai un Paese alla frutta

dicembre 24 – by Niente Di Personale
di Riccardo Gueci
Leggiamo dall’intervista che il governatore della Banca d’Italia, Ignazio Visco, ha rilasciato a Fabio Bogo di R.it Economia e Finanza – la testata on line de La Repubblica – per quel che riguarda l’attività di vigilanza svolta dall’Istituto: “Siamo convinti di aver fatto il massimo possibile, portando alla luce situazioni di debolezza patrimoniale, inadeguatezze organizzative, malversazioni. Ogni volta che è stato necessario alla magistratura piena informativa e la massima assistenza. L’interlocuzione con la Consob (l’organo di vigilanza delle aziende quotate in Borsa) è stata ed è tuttora continua e approfondita. La nostra costante azione di vigilanza, anche sulle quattro banche, è ampiamente documentata”.

Ricordiamo che le quattro banche cui fa riferimento Visco sono la Banca delle Marche, la Banca Etruria, la CariChieti e la CariFerrara, cioè quelle salvate dal decreto del governo di Matte Renzi dal fallimento, commissariandole e con l’impiego di un bel gruzzolo di soldi dei contribuenti.

Francamente ci sorprende la parola usata dal governatore Visco: “malversazioni”. Parola che per la prima volta compare nel dibattito – e ce n’è stato tanto – sulla vicenda del ‘salva banche’. Visco, tra l’altro, afferma che la Banca d’Italia ha fornito alla magistratura “piena informativa e massima assistenza” e che il lavoro della Banca d’Italia è “ampiamente documentato”: il che lascia intendere che se la magistratura non è intervenuta per perseguire le malversazioni, la questione non lo riguarda, ma riguarda, invece, quella Procura che, ancorché informata, non ha ritenuto (o potuto) intervenire.

Forse perché il reato di malversazione è stato abrogato dall’articolo 20 della legge 86/1990 ed è stato assorbito in quello di abuso d’ufficio? Se così fosse sarebbe un’imperdonabile imprecisione l’espressione usata da Visco con riferimento agli abusi perpetrati dalle banche nei confronti dei risparmiatori. Il termine, però, non sembra descrivere una condotta estranea a quella esercitata dalle banche, in specie quelle nell’occhio del ciclone.

Leggiamo la definizione di malversazione che ne dà il vocabolario Treccani: “Nel linguaggio giuridico, delitto del pubblico ufficiale o dell’incaricato di pubblico servizio che si appropria o comunque distrae, a profitto proprio o di altri, denaro o qualsiasi cosa mobile non appartenente alla pubblica amministrazione, di cui egli ha il possesso per ragioni del suo ufficio o servizio. Più genericamente, qualunque tipo di abuso esercitato sfruttando la propria posizione, l’incarico rivestito”. E siccome le dichiarazioni del dottore Ignazio Visco non sono state smentite né dalla Consob, né dalla Procura di Roma, significa che sono questi gli organi che non hanno operato come avrebbero invece dovuto operare. Si badi quelle che precedono non sono illazioni, ma elementari deduzioni conseguenti alle dichiarazioni rese dal dottore Ignazio Visco nella sua qualità di governatore della Banca d’Italia. E se qualcuno non le smentisce vuol dire che sono veritiere e che le responsabilità risiedono altrove.

Tale questione, che può apparire come una spigolatura ai margini delle gravi vicende di turlupinatura della fiducia dei risparmiatori, è invece di estrema gravità, perché attesta che il semplice cittadino di questo Paese è in balia di se stesso, nessuno lo tutela ed è esposto agli abusi e agli imbrogli dei potenti, siano essi di piccolo e di grande cabotaggio. Da questo punto di vista il dottor Raffaele Cantone, presidente dell’autorità Anticorruzione, che è stato chiamato in causa nella vicenda, ha un compito delicato ed importante da assolvere. Innanzi tutto adoperarsi affinché i cittadini possano recuperare un minimo di fiducia nelle funzioni degli organi pubblici posti a loro tutela, poiché da quando si è scoperto che pure nella Magistratura si verificano abusi ed affarismi come quelli accertati al Tribunale di Palermo nella gestione dei beni sequestrati alla mafia, o come quelli che ha subito e continua a subire Angelo Capriotti da parte della Giustizia a Roma.

Quando nel nostro Paese si deve ricorrere alla creazione di un’apposita “Autorità anti corruzione”, nonostante il codice penale e la terza gamba del potere costituito, la Magistratura, significa che non ci si può fidare più di niente e di nessuno. Lo Stato nazionale non c’è più. Le regole dell’economia le decide l’Europa, la politica estera e di difesa la decidono gli Stati Uniti d’America, i nostri figli sempre in misura più numerosa scelgono le università estere e rimangono lì a lavorare ed a costruire la propria vita, i nostri ricercatori emigrano, le imprese che hanno dato luogo all’affermazione nel mondo del “made in Italy” sono ormai tutte in mano straniere, quel che resta è solo declino senza prospettive.

Con un capo del governo – Matteo Renzi – che invece di pensare a quali prospettive di rinascita dare a questo Paese, si gingilla con il più 0,8 o 0,9 del Pil e si sbrodola addosso tutta la sua demagogia. Che pena!

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2 Risposte

  1. ricostruirestatoepartiti ha detto:

    Quando nel nostro Paese si deve ricorrere alla creazione di un’apposita “Autorità anti corruzione”, nonostante il codice penale e la terza gamba del potere costituito, la Magistratura, significa che non ci si può fidare più di niente e di nessuno. Lo Stato nazionale non c’è più. Le regole dell’economia le decide l’Europa, la politica estera e di difesa la decidono gli Stati Uniti d’America, i nostri figli sempre in misura più numerosa scelgono le università estere e rimangono lì a lavorare ed a costruire la propria vita, i nostri ricercatori emigrano, le imprese che hanno dato luogo all’affermazione nel mondo del “made in Italy” sono ormai tutte in mano straniere, quel che resta è solo declino senza prospettive.

  2. ricostruirestatoepartiti ha detto:

    E’ una pena immensa vedere questo Paese ridotto così …
    Il guaio più grosso è che ancora molti non hanno voluto capire come fare per uscire da questo disastro …