Quale sindaco per Palermo

In questi giorni si è aperto a Palermo il dibattito su chi sarà il prossimo sindaco a Palermo e su cosa gli toccherà fare per rimettere in sesto una città lasciata al degrado più totale. Compito non facile quest’ultimo, viste anche le ristrettezze economico con cui il futuro sindaco dovrà fare i conti.
Secondo me il problema vero è come arriavare ad eleggere una persona capace di affrontare i gravi problemi che abbiamo davanti. Molti si chiedono a chi spetterà o spetterebbe fare il nome del prossimo candidato di c.s. , mentre alcuni pensano che tale compito spetterebbe al sindaco uscente.
Personalmente credo che questo è quanto di più sbagliato possa esistere.
Mi chiedo perchè mai dovrebbe essere lui ad indicare il futuro sindaco?
In Italia la monarchia è stata debellata con un referendum costituzionale tantissimi anni fa e, di conseguenza, nessuno sindaco può designare il proprio successore.
Chi sostiene questo , a mio parere, ha abdicato all’impegno necessario per costruire una nuova prospettiva, che dia slancio a una città in coma profondo e, soprattutto, a continua a ignorare la nostra costituzione.
Una delle sciagure di questi ultimi anni è stata la modifica del titolo V° della costituzione, che ha portato all’elezione diretta di sindaci e presidenti della Regione, che, come i fatti ci hanno dimostrato, non ha risolto i problemi di città e regioni, ma , anzi, li ha aggravati con l’inamovibilità di personaggi incapaci e, spesso, anche corrotti.
Non è , infatti, un caso se siamo ridotti come siamo.
Purtroppo nessuno ad oggi si è posto il problema di tornare indietro e oggi ci tocca di continuare sulla strada che sappiamo già essere piena di insidie per il futuro.
A mio parere il nuovo sindaco dovrebbe essere espressione di rinnovamento, lontano dalla politica politicante di questi partiti e la scelta dovrebbe venire da realtà sociali e idividuali fortemente impegnate per un cambiamento vero della politica e del modo stesso di governare una città come Palermo.
Sono convinta che il prossimo candidato sindaco non debba porsi come problema i grandi sistemi, ma partire dalla realtà urbana e sociale di Palermo che è sotto gli occhi di tutti.
Non vi è alcun dubbio che questa città abbia bisogna di essere rimessa a nuovo con un ampio progetto di ristrutturazione urbana, per rendere percorribile la città a tutti gli umani, senza correre il rischio di inciamapre nelle troppe buche e dislivelli esistenti, visto il degrado sia del piano stradale che dei marciapiedi.
Programma vasto, certamente, ma riuscire a realizzarllo potrebbe dare un immagine diversa della città oltre che renderla vivibile e, cosa non di poco conto, dare impulso all’occupazione. La gestione dei rifiuti dovrebbe essere al secondo inedulibile obiettivo, unitamente all’igiene della città e dei marciapiedi in particolare, che, haimè, oggi sono stati trasformati in immondizzai.
Riuscire a fare questo sarebbe già un miracolo e, sicuramente, portebbe Palermo al pari di altre città europee.
Ovviamente c’è molto altro da fare, a cominciare dalla tutela dei beni culturali, incentivare l’offerta culturale, la cura di ville e giardini, per non parlare delle periferie, che, ahimè, rimangono chiuse nel loro insopportabile debrado.
C’è il problema della casa per gli indigenti, che mai nessuno si è posto il problema di risolvere, eppure nel comune di Palermo vi sono tante realtà abbandonate, che potrebbero essere recuperate ad uso abitativo.
Il candidato sindaco e i cittadini è su questo che si dovrebbero cominciare a confrontare, non dimenticando che questi sono solo alcuni degli obiettivi da porsi.
So bene che un programma di tale portata non sarebbe facile da realizzare in cinque anni,soprattutto viste le condizioni economiche in cui versa il Comune di Palermo, ma so anche che se non si comincia non potrà mai essere realizzato.
Nella Toscano

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